perchè questo blog?

L'Italia è diventata da anni paese di immigrazione ma da qualche tempo si registra un crescere di fenomeni di razzismo. Dopo la morte di Abdul, ucciso a Milano il 14 settembre 2008, ho deciso che oltre al mio blog personale avrei provato a tenere traccia di tutti quei fenomeni di razzismo che appaiono sulla stampa nazionale. Spero che presto questo blog diventi inutile...


mercoledì 21 dicembre 2011

Ma quale lista degli anti-razzisti?

Da ieri si fa un gran parlare della lista che un sito razzista avrebbe pubblicato in cui ci sarebbero messi all'indice una serie di persone che sono accusate di stare dalla parte degli immigrati. In realtà, credo, la questione vada un po' ridimensionata. Il sito in questione, seppur goda della paternità di un ex KKK, è un forum come ce ne sono tanti in giro per la rete, per lo più poco frequentato, se si guardano gli accessi agli altri post (quelli non pubblicizzati dai giornali). Di circa 550.00 visioni totale che ha la sezione italiana 310.000 sono riferibili al post con la "lista" e 113.000 all'altra lista pubblicata sul forum e ripresa dai giornali degli "ebrei italiani".

Se si entra poi nel trend in questione si scopre che di lista c'è ben poco, un utente ha iniziato un post dicendo "denunciamo gli italiani che aiutano gli immigrati" e mette il nome di un prete, per un po' si sprecano, nelle risposte battute sull'8 per mille e sulla prostituzione, poi, sempre il primo utente, mette un secondo e terzo nome. Praticamente nessuno lo segue, dopo un po' ti tentativi, qualcuno posta nomi conosciuti, tipo "tutto il governo Monti". Poca roba, insomma, ma arriva l'articolo sul Corriere Fiorentino e poi su Repubblica e via, partono i post di congratulazioni all'ideatore della "lista" che ha dato visibilità al sito, applausi, pacche sulle spalle etc...

Roba da bar, insomma, schifosa, riottosa, ma roba da bar.

Di questo se ne occupi la polizia, tenga monitorato e intervenga laddove lo reputi opportuno, ma la grancassa mediatica, che si alimenta di fatti di cronaca spiattellando la nazionalità dei violenti, se questi non sono italiani, e sottacendo quella delle vittime, se queste non sono italiani, se dedichi ad altro.

Magari a raccontare, in chiave positiva, quello che le persone presenti nella "lista" e non solo fanno ogni giorno per creare una società includente e integrata. Evitiamo la pubblicità gratuita a ogni forum razzista che nasce in rete altrimenti non si farà che alimentare il fenomeno.

Vi ricordate quando andava di moda parlare delle pagine razziste su Facebook?

lunedì 19 dicembre 2011

Tredicenne preso a sprangate Adesso è caccia al «branco»

«Che c...zo hai da guardare, negro di m...da?». La prima volta, la stessa frase, quei ventenni l'avevano detta giovedì pomeriggio in autobus. Ma poi l'avevano piantata lì. Era rivolta a un tredicenne di origine srilankese che vive con la sua famiglia a Veronetta e che era con alcuni compagni di scuola sull'autobus.
Il giorno dopo, venerdì pomeriggio la storia si ripete: i giovani si incontrano di nuovo, ma i quattro non si fermano a pronunciare la frase quando il ragazzo con altri suoi compagni viene trovato in via IV Novembre. Lo spintonano, prendono una spranga di ferro da un motorino e lo picchiano.
Uno di loro ha una bottiglia di birra in mano e la versa sulla faccia del ragazzino che viene buttato a terra e poi i quattro delinquenti cercano di farlo rotolare sotto un'auto in transito, ma per fortuna non ci riescono.
Alcuni adulti urlano loro di lasciarlo in pace e chiamano i soccorsi. Gli amici del ragazzino, coetanei e compagni di scuola chiamano i carabinieri che poco dopo arrivano sul posto, ma dei quattro non c'è più traccia. A terra c'è il ragazzino dolorante. Chiamano la mamma del poveretto che a sua volta allerta una cara amica veronese che va a prenderla e la porta in pronto soccorso dove il giovane è arrivato in ambulanza. Il tredicenne ha un occhio pesto, che si gonfia e diventa tutto rosso. Ha male alla schiena per le sprangate prese. È umiliato e offeso e anche se costa ammetterlo, ha anche paura a uscire di casa di nuovo perchè teme di incontrare quei ventenni che l'hanno aggredito e non c'è dubbio, per motivi di odio razziale.
I carabinieri hanno recuperato i filmati delle telecamere che hanno ripreso parte della scena e adesso stanno cercando di risalire agli autori del pestaggio che se fossero identificati rischiano qualche anno di galera perchè alle lesioni si aggiunge l'aggravante dell'odio razziale e non è escluso per loro neanche qualche periodo di carcere.
Una dinamica e un movente che lasciano allibiti: un'aggressione di estrema gravità negli stessi giorni dell'agguato mortale di Firenze ai danni di altri stranieri e sulla quale verrà fatta sicuramente piena luce.
«Mio cugino sta un po' meglio», ha detto ieri pomeriggio una giovane parente, «l'occhio è ancora gonfio, ma ci vede. Si lamenta per il mal di schiena. Gli hanno dato molte botte e non riusciamo a capire per quale ragione. Lui non aveva fatto niente era con i suoi amici e tornava dalla lezione di matematica. Adesso i genitori se esce lo accompagnano, ma lui non ha più voglia di uscire. È molto triste quello che è successo, ci preoccupa questa violenza».A.V.

fonte: L'Arena

venerdì 16 dicembre 2011

Decisione choc della Regione: esclusi dalle borse di studio gli extracomunitari

Le associazioni studentesche insorgono ancora, ma questa volta bersaglio delle proteste è proprio la Regione Emilia Romagna, anzi, la Er.Go, accusata di discriminazione nell’assegnazione delle borse di studio. Secondo l’Unione degli universitari di Parma, Forlì e Ferrara, l’Unione Universitaria e l’Sdu di Bologna e Modena, l’azienda regionale per il diritto allo studio ha infatti escluso (in via predefinitiva) dalla sovvenzione gli studenti extracomunitari neo immatricolati, assegnando per la prima volta il sussidio solo al 96,1% degli aventi diritto. Così, quando Er.Go ha reso note le graduatorie predefinitive, per uno stanziamento complessivo di circa 64 milioni di euro, il coro è stato unanime e le proteste, immediate.

“Nell’anno accademico 2011/2012 sono risultati idonei 17.505 studenti – si legge in un comunicato diffuso da Sinistra Universitaria – ma l’azienda regionale per il diritto allo studio riesce ad erogare solo 16.822 borse”.

“Chi saranno gli sfortunati 863 studenti universitari idonei che non riceveranno la borsa di studio? – rincara l’Udu in una comunicazione – ebbene la scelta di Er.Go è caduta direttamente su tutti gli studenti extra-comunitari matricole dei corsi di laurea triennali, magistrali e magistrali a ciclo unico”.

Infatti, scorrendo la graduatoria pubblicata sul sito di Er.Go, sono riconosciuti destinatari della sovvenzione solo 40 ragazzi stranieri, cioè il numero minimo garantito dal bando. Non uno di più.

Ed è la prima volta che la Regione non si fa carico di tutti gli studenti idonei, contravvenendo di fatto all’art. 34 della Costituzione, che impone alle istituzioni di intervenire “laddove i capaci e i meritevoli” non avessero i mezzi per studiare. Invece la nota di Er.Go sembra promuovere un successo, senza alcun riferimento al fatto che in Emilia Romagna si siano sempre garantiti sussidi a tutti, senza alcuna esclusione.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

martedì 13 dicembre 2011

Firenze, killer dà la caccia ai senegalesi 2 vittime e 2 feriti, poi si uccide

Due sparatorie nel giro di poche ore fra le bancarelle di due mercati a Firenze: il bilancio è tragico. Due morti e tre feriti colpiti dalla stessa mano, quella di un uomo intorno ai 50 anni che ha dato la caccia ad alcuni cittadini senegalesi e poi si sarebbe ucciso al termine di un inseguimento nel centro della città. I primi colpi di pistola sono stati sparati in mezzo alle bancarelle del mercato in piazza Dalmazia, a Firenze, nella zona nord della città, e poi a San Lorenzo, vicino al Duomo. Panico fra la gente, inseguimento fra i banchi pieni di mercanzie. Due cittadini senegalesi sono morti in piazza Dalmazia, altri due sono ricoverati all'ospedale di Careggi. Sul posto sono intervenuti i carabinieri. A sparare un uomo brizzolato, un pistoiese, Gianluca Casseri.

Il killer era iscritto a Casa Pound

Alcune persone hanno cercato di fermare il killer, uno l'ha seguito nella prima sparatoria scattando foto col cellulare anche mentre risaliva in macchina. E' stato sentito dagli investigatori. L'uomo che ha sparato era armato di una pistola 357 magnum. E' stato poi bloccato in un parcheggio sotterraneo a San Lorenzo. E' morto. Non è chiaro se si è ucciso o se è stato colpito. Dalle prime informazioni Casseri era iscritto a Casa Pound di Pistoia, l'associazione dell'estrema destra.

fonte: Repubblica

lunedì 12 dicembre 2011

Incendiato un campo nomadi dopo il corteo per lo stupro inventato

E' degenerata la manifestazione di protesta contro la criminalità, organizzata per protestare dopo la violenza sessuale denunciata da una sedicenne nella zona della Continassa. La ragazza aveva indicato come possibili aggressori due nomadi. Lei stessa, dopo l'eplosione di violenza nel quartiere, ha smentito di essere stata aggredita: "Mi sono inventata tutto, sono stata con un ragazzo".

Poco prima delle 20 un gruppo di residenti armati di bastoni ha dato l'assalto al campo nomadi abusivo, dandogli fuoco. Poco fa il fratello della vittima è riuscito a riportare la calma. La manifestazione era cominciata pacificamente, con i familiari della ragazzina in corteo con circa 500 abitanti della zona. La sfilata è partita da piazza Montale. I fotografi e gli operatori tv sono stati allontanati in malo modo, uno di loro è stato anche schiaffeggiato. Poco dopo, una parte dei manifestanti si è incappucciata e con mazze, bastoni, spranghe e bombe carta è andata all'assalto del campo abusivo. Allontanato a calci l'unico nomade rimasto nelle vicinanze, hanno sfasciato tutto e bruciato baracche, auto e roulotte: almeno una ventina. Presi alla sprovvista carabinieri e polizia che soltanto più tardi sono schierati in forze. Il fratello dellla vittima, accompagnato ai carabinieri, ha parlato al gruppo di devastatori spiegando loro che non erano stati i nomadi a aggredire sua sorella, ma che la storia doveva ancora essere chiarita. Poco dopo la smentita definbitiva della ragazza: "Non sono stata violentata, mi sono inventata tutto". I rivoltosi si sono così calmati e allontanati alla spicciolata. Fermato uno dei manifestanti. Un'altra ventina di persone che avrebbero partecipato all'assalto sono state identificate.

fonte: La Repubblica

venerdì 25 novembre 2011

Denuncia lo stupro e finisce al Cie Storia di Adama, donna e clandestina

Quando ha chiamato i carabinieri per denunciare di essere stata derubata, stuprata e ferita alla gola dal suo ex compagno le hanno controllato i documenti. E poiché non aveva le carte in regola, l'hanno rinchiusa al Cie, il centro di identificazione ed espulsione, di Bologna. È la storia di Adama, donna migrante arrivata in Italia nel 2006, lasciando quattro figli in Senegal da mantenere. La storia che nella Giornata contro la violenza alle donne le associazioni Migranda e Trame di Terra denunciano a gran voce: "Una doppia violenza come donna e come migrante". Con un appello, che corre in rete (www. migranda. org), a tutte le donne e alle istituzioni cittadine: "Liberate subito Adama dal Cie, concedetele un permesso di soggiorno che le consenta di riprendere in mano la propria vita".

Adama è finita al Cie di via Mattei il 26 agosto scorso. Prima ha vissuto a Forlì, lavorando come operaia nell'attesa di ottenere il permesso di soggiorno. Un suo connazionale le ha trovato casa, è diventato il suo compagno, ma ben presto l'uomo, nel racconto drammatico della donna che parla la lingua wolof, si trasforma nel suo aguzzino. Che usa la legge Bossi-Fini come ricatto. "Mi picchiava con schiaffi, pugni e percosse quotidiane, e mi ripeteva fino all'ossessione che il mio essere clandestina mi avrebbe impedito
di cercare aiuto", le parole della donna raccolte nella denuncia, accompagnata dal ricorso contro la sua espulsione, che l'avvocato ha presentato dopo essere riuscito parlare con lei al Cie, insieme ai medici e a un interprete.

Una richiesta di incontro, presentata dopo che la storia della donna è arrivata al Coordinamento migranti, alla Prefettura il 16 settembre. E accordata solo il 25 ottobre. "Ogni giorno lì dentro per Adama è un giorno di troppo - protestano le associazioni - per quattro anni Adama è stata derubata del suo salario, ha subito violenze da un uomo che ha usato la sua clandestinità come arma in suo potere. Quando ha dovuto rivolgersi alle forze dell'ordine, l'unica risposta è stata la detenzione".

Gli stessi medici nella perizia scrivono: "La sua compromessa situazione psicologica non è compatibile con la sua permanenza al Cie". È il dramma dei clandestini. "La Bossi-Fini obbligando le questure ad eseguire le espulsioni fa sì che le persone vittime di reato non possano esercitare i loro diritti nel processo, garantendo impunità ai criminali", spiega l'avvocato. È il dramma di Adama. Di fronte al quale non si può tacere.

fonte: Repubblica

giovedì 26 maggio 2011

Sul carrello di lavoro era costretto a tenere un cartello con la scritta: "Negro non capace di lavorare ma capace di prendere soldi"

E il titolare gli si rivolgeva con epiteti come "Sporco negro".

Oggi, il 'riscatto' giudiziario per un operaio cingalese di 47 anni che aveva querelato il suo datore di lavoro, P.M., 38 anni. Il gup di Milano Andrea Salemme ha condannato col rito abbreviato il proprietario di una piccola ditta di Segrate a 2 anni e mezzo di carcere per maltrattamenti con l'aggravante dell'odio razziale. Il gup ha inoltre disposto una provvisionale di 30mila euro in anticipo sul risarcimento da stabilire in sede
civile per la vittima.

L'ultimo episodio contestato al datore di lavoro risale al 13 maggio dell'anno scorso, quando il dipendente e' stato colpito con calci e pugni per una semplice discussione su un giorno di ferie.

Nelle motivazioni contestuali alla sentenza, il gup descrive i comportamenti dell'imputato caratterizzati da un "razzismo volgare" e afferma che "la deriva verso
l'inciviltà non deve trovare proseliti in un luogo di lavoro".
Secondo Salemme, "il concetto del padronato denuncia accenti schiavistici che appartengono a parentesi oscure della storia dell'umanità: quanto di più lontano dall'ossequio dovuto alla dignità del lavoratore".

fonte: RaiNews24

venerdì 6 maggio 2011

Controllori di 'razza', il video shock

"Speriamo che viene Hitler che ti mette nel forno crematorio a te". Il video shock ripreso in un vagone delle Ferrovie Appulo Lucane dove si assiste all'aggressione verbale di un controllore che insulta un gruppo di migranti, dei ragazzi di colore che vengono offesi pesantemente
Il filmato è stato realizzato dall'associazione ambientalista di Altamura che si occupa anche di diritti civili, il Grillaio, in questi giorni in cui la Puglia è in prima linea nell'accoglienza dopo gli arrivi a Lampedusa e i trasferimenti nei centri per richiedenti asilo

venerdì 22 aprile 2011

Alemanno polemica con S.Egidio Per i rom sgomberati notte in basilica

'Il fatto che venga rifiutata l'assistenza vuol dire che molti non sono nelle condizioni disperate che Sant'Egidio si immagina, ma spesso fanno una scelta di carattere economico e non di disperazione''. Il sindaco, Gianni Alemanno, è tornato di nuovo sulla polemica con Sant'Egidio in merito ai 75 sgomberi di microaccampamenti abusivi eseguiti dal primo aprile. Nella mattinata, lo sgombero messo in atto dal Comune del campo nomadi abusivo a Casal Bruciato, nel V muncipio. Che ha provocato la "rivolta" dei rom. Hanno raggiunto e occupato la basilica di San Paolo. Pregano in silenzio tra i banchi. Sono 150 donne, uomini e 40 bambini. "Ci appelliamo alla Chiesa", ripetono. Tra loro c'è anche Augusta, 24 anni, una giovanissima mamma arrivata qualche mese fa a Roma da un paese vicino Bucarest, in Romania. Che racconta: "Siamo preoccupati, ci sgomberano e ci buttano in mezzo alla strada. Siamo una famiglia, dobbiamo stare insieme, non siamo cani. Gli abbiamo detto di lasciarci stare almeno per Pasqua, ma ci hanno risposto: 'Mangiatevi i topi'".

fonte: Repubblica

mercoledì 20 aprile 2011

Morto il piccolo sinti rimasto senza ossigeno nel campo nomadi

Tommaso non ce l'ha fatta. Piccolo e malato, il bambino di 17 mesi, diventato suo malgrado il simbolo della lotta tra sinti e Comune di Brescia, è morto ieri pomeriggio agli Spedali Civili dove era ricoverato da due mesi. Il 14 febbraio scorso, dopo il blitz della polizia locale e la sospensione della corrente alle roulotte del campo, Tommaso era stato ricoverato d'urgenza. Dimesso dopo due giorni, il piccolo si era poi di nuovo aggravato tanto da dover tornare in ospedale. Tommaso soffriva di una malattia genetica rarissima (solo 14 casi al mondo) che si chiama H-ABC: un sondino fissato a una narice e a una macchina per l'ossigeno gli permettevano di sopravvivere, con mamma Fenni ad accudirlo e papà Samuel sempre pronto a qualsiasi emergenza.
Come la notte di San Valentino, quando dopo gli scontri con la polizia, mancata l'elettricità, ha dovuto procurarsi con le buone o con le cattive un generatore portatile per tenere in vita il suo bambino. «È nato così - spiega lo zio, Giovanni Tonsi, allargando le braccia -. Per malattie come la sua non c'è guarigione. Certo, quel giorno che il Comune ha staccato la corrente è stato tutto più difficile...». Al campo di via Orzinuovi, dove l'amministrazione di Palazzo Loggia non ha ancora riattivato i bagni perché aspetta di sgomberare gli ultimi abusivi, non accusano nessuno. Anzi, i sinti tendono la mano al sindaco, Adriano Paroli, perché la morte di Tommy serva a sancire una tregua.

fonte: Corriere

martedì 19 aprile 2011

Cartello choc a Pordenone: "Si affitta solo agli italiani"

"Affittasi", ma non a tutti: "Solo a italiani". Il cartello discriminatorio è apparso sulla colonna di un palazzo nel quartiere di Rorai (Pordenone). La notizia è riportata oggi sul Messaggero Veneto nell'edizione locale.

Come mai quel distinguo? "Abbiamo avuto una brutta esperienza", si giustifica la proprietaria, "Una coppia di stranieri ci ha vissuto lo scorso anno. Lei una brava ragazza, ma lui l'ha lasciata e lei si è trovata in difficoltà. Non ce la faceva a starci dietro. Così abbiamo detto basta. Tanto più che nel palazzo vivono dei professionisti. Vogliamo che qui vivano brave persone". Ma questa non è una scelta isolata.

Lo racconta la titolare di un'agenzia pordenonese: "Purtroppo queste persone hanno ragione. Dispiace dirlo ma con gli stranieri ti va bene una volta su dieci. Noi abbiamo una cliente che ha affittato a degli albanesi: non solo non pagavano ma le hanno distrutto la casa. L'appartamento, 15mila euro di danni, ora è chiuso e i proprietari non vogliono più affittarlo. Ci sono poi quelli che non pagano l'affitto e le spese condominiali e non perchè non abbiano i soldi: è questione di mentalità. A fronte di queste esperienze abbiamo così clienti che ci dicono espressamente che non vogliono più affittare case agli immigrati ed è difficile dar loro torto".

Stupito invece del cartello appeso a Rorai un altro operatore immobiliare che dice di non aver mai sentito casi simili nel territorio: "Quello che viene chiesto normalmente è che gli stranieri abbiano i documenti in regola e capacita' di reddito per far fronte al canone di locazione"

fonte: AffarItaliani

Immigrati, disoccupazione all'11,4%. E chi lavora guadagna 319 euro meno degli italiani

Ha superato quota 265mila l’esercito dei disoccupati stranieri che quando trovano un posto di lavoro in busta paga posso contare su stipendi di 319 euro al mese inferiori a quelli dei colleghi italiani. Nel dettaglio, il tasso di disoccupazione dei cittadini immigrati presenti in Italia è al 11,4 per cento, esattamente tre punti superiore all’8,4 della media nazionale.

La Cgia di Mestre, dopo le dichiarazioni rilasciate dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti, che nei giorni scorsi ha sostenuto che "non ci sia disoccupazione giovanile tra i 4 milioni di immigrati accolti in Italia", ha analizzato il livello retributivo ed occupazionale degli stranieri regolarmente presenti nel nostro Paese. Da questa analisi emerge che gli immigrati percepiscono mediamente 965 euro netti al mese; 319 euro in meno rispetto agli italiani.

"Questo differenziale – spiega il segretario della CGIA di Mestre Giuseppe Bortolussi – è dovuto al fatto che l’esperienza lavorativa tra gli immigrati è mediamente molto inferiore di quella maturata dagli italiani. Pertanto, i primi hanno scatti di anzianità più contenuti dei secondi".

Il tasso di disoccupazione degli stranieri regolarmente presenti in Italia, invece, ha raggiunto l’11,4 per cento (contro una media della disoccupazione nazionale pari all’8,4 per cento).

A livello territoriale è la Basilicata la regione che presenta la percentuale di stranieri disoccupati più elevata (18,9 per cento). Seguono il Piemonte/Valle d’Aosta (15,4 per cento), la Liguria (13,8 per cento), l’Abruzzo (13,6 per cento) e il Friuli Venezia Giulia. (13,2 per cento).

Dall’inizio della crisi ad oggi, sono quasi 110mila gli stranieri che hanno perso il posto di lavoro. Il numero complessivo degli immigrati alla ricerca di un posto di lavoro si attesta attorno alle 265mila 800 unità.

fonte: AffarItaliani

lunedì 11 aprile 2011

"Italia, disabili? No, grazie" Una campagna virale per smascherare il pregiudizio

Per qualche giorno un gruppo di "imprenditori meritocratici" ha portato avanti una campagna fortemente discriminatori su internet, nei social network e con manifesti in provincia di Milano. Chiedevano di escludere i lavoratori disabili dalle loro aziende, in fondo, affermavano, "le aziende sono fatte per produrre, per garantire lavoro ai propri dipendenti, per dare stipendio a chi se lo merita. Con la scusa degli obblighi di legge hanno riempito le aziende di persone che non rendono come le altre.". Insomma: fuori i disabili dalle aziende!.

Si trattava però di una sapiente e attenta campagna di guerrilla marketing sociale commissionata dal Consorzio Sociale CS&L e finanziata dal Piano EMERGO della Provincia di Milano. L'iniziativa degli "imprenditori", infatti, non ha mancato di far parlare su blog e forum portando anche alla reazione dell'ex Ministro Antonio Guidi che ha commentato proponendo un parallelo fra il gruppo di opinione che un anno fa attaccava le persone con sindrome di Down e l'attività della sedicente "Tavola della meritocrazia".

Gli estensori della campagna hanno monitorato il diffondersi delle discussioni on-line su varie piattaforme riscontrando come la posizione degli "imprenditori meritocratici" non fosse così lontana dal pensiero di alcuni. Questo un esempio dei commenti apparsi: "Penso che sia diritto di ognuno di poter assumere (e quindi pagare) chi ne ha voglia; questo cari ragazzi fa parte della cosidetta "libertà di impresa" senza che nessuno debba essere costretto ad assumere chicchessia non per merito delle sue capacità ma solo in base di assurde "affirmative action". E' per questa motivazione che solidarizzo al 100% con questi imprenditori".

Un'osservazione accurata è stata fatto anche prendendo in considerazione i commenti di persone che, giustamente, condannavano gli "imprenditori". Il termine disabile porta con se un'accezione negativa, anche nelle persone più aperte e sensibili. Uno degli insulti che più è stato rivolto agli Imprenditori Meritocratici è stato: "i disabili siete voi". È paradossale come in un discorso nel quale si vuole illustrare il fatto che le persone disabili hanno tutte le capacità, oltre che il diritto, per lavorare in modo proficuo in un'azienda contribuendo così alla creazione di ricchezza, si utilizzi la parola disabile come un insulto per indicare una persona, o un gruppo di persone, in questo caso i nostri imprenditori, per il quale non si nutre alcuna stima e, anzi, si ritiene incapaci di formulare un pensiero civile.

Ma l'azione non è stata solo di denuncia ed analisi del fenomeno, è stato infatti presentato un sito www.situabile.org che raccoglie le storie di inserimenti di successo raccontate dalla viva voce degli imprenditori che hanno accettato di confrontarsi con la disabilità e dai loro dipendenti, disabili e non.

"Non abbiamo voluto offendere la sensibilità di nessuno", dichiarano i responsabili della campagna, "ma abbiamo fatto emergere le situazioni di discriminazione con cui bisogna fare i conti. Vedere scritto, nero su bianco, le affermazioni che spesso sentiamo rivolgerci dalle aziende urta la nostra sensibilità e scatena anche della giusta rabbia, ma adesso che abbiamo catturato un po' di attenzione vogliamo raccontarvi che ci sono anche storie positive e, soprattutto, che se vogliamo fare giustizia alle persone disabili dobbiamo smettere di considerarle come persone sfortunate che vanno aiutate, ma come come lavoratori che, al pari di tutti gli altri lavoratori, contribuiscono al successo di un'impresa e alla creazione della sua ricchezza."

Fonte: Peacereporter via www.kuda.tk

Uccide in auto una cittadina indiana e pensa alla carrozzeria

«Fermati guarda quello che hai fatto». Sono le 11.30 di domenica quando a Centocelle, un ragazzo di 21 anni, F. C., che guida una Fiat Punto Abarth nera, investe e uccide una donna indiana di 39 anni, madre di tre figli, che faceva la badante. La travolge mentre attraversa le strisce insieme con un amico, immigrato come lei, in via Filippo Smaldone all'angolo con via Tor de' Schiavi, dietro via Prenestina. Prende di striscio l'indiano, ferito ad una gamba. Un vecchietto si salva miracolosamente. Lei no, invece. Muore sul colpo. La donna è come un fantoccio scaraventato lontano dall'urto. Vola per 20 metri, ricade sul marcipiede dall'altra parte della strada. È senza vita. Sull'asfalto i segni di una lunga frenata. L'auto non si ferma. Qualcuno tenta di inseguirlo. «Ma correva troppo» raccontano i testimoni. «Nera nera» continua a ripetere il colore della vettura, l'uomo ferito, sotto choc, ai sanitari del 118 che lo soccorrono. Ieri mattina in tv c'era la Formula Uno. C'è chi fa il paragone. «La Punto era lanciata a velocità folle. Sembrava un bolide di Formula Uno». L'urto è tremendo. «La ragazza è letteralmente volata sul marciapiede opposto. L'auto dopo l'impatto non ha fermato la folle corsa». La targa, i dettagli. Agli agenti del commissariato Prenestino basterebbero per rintracciare la vettura. Invece il colpo di scena arriva dal pentimento del passeggero, è un amico del pirata, siede accanto al conducente. «Fermati - dice all'amico che guida - guarda quello che hai fatto, hai preso qualcuno». L'amico si ferma sì, ma per vedere se ha danni alla carrozzeria. Il passeggero invece scende, va al commissariato di Porta Maggiore. Ai poliziotti racconta che la sera prima l'avevano trascorsa «al mare con un gruppo di amici». La mattina decidono «di fare colazione al bar a Roma». Fornisce i dati dell'amico. È un giovane figlio di gente perbene, il padre guardia giurata, lui lavora al Mc Donald's di Piazza di Spagna. La famiglia viene avvisata dalla polizia, raggiunta con una telefonata mentre i genitori sono ad Anzio. Ma il ragazzo non si trova. Il telefonino squilla a vuoto. Lo cercano. Temono che commetta una sciocchezza. Una volante del commissariato Tor Pignattara lo incrocia verso le 20, mentre gira in auto in zona Villa Gordiani. Ma non è al volante dell'Abarth. Quella l'ha messa in garage dopo l'investimento. Guida l'auto del padre. Lo portano in caserma. È fermato per omicidio colposo e omissione di soccorso. L'assessore alla Mobilità Antonello Aurigemma, chiede «una punizione esemplare», «il Comune si costituirà parte civile». L'indagine, dice, condotta dalla Polizia Municipale.

fonte: il Tempo

venerdì 8 aprile 2011

Razzismo, a Como sputi e insulti su una cestista di colore del Sesto

Sputi, insulti, cori razzisti rivolti all'indirizzo di una giocatrice italiana di origine nigeriane. L'episodio ieri sera nel corso di Comense-Geas Sesto San Giovanni, gara di cartello per la serie A femminile di basket. Durante l'incontro un gruppo di tifosi della squadra locale ha preso di mira Abiola Wabara, 29enne ragazza di colore che indossa anche la maglia azzurra. Ogni volta che il pallone era nelle sue mani, dagli spalti arrivavano fischi ululati. Più volte il presidente della Geas, Mario Mazzoleni, ha chiesto all'arbitro di sospendere la partita, come è previsto dal regolamento, ma la gara è proseguita fino al termine.

Alla fine del match, quando le squadre stavano tornando negli spogliatoi, il gruppo di tifosi ha avvicinato l'ala cbersagliandola con una raffica di sputi. Solo grazie all'intervento dei dirigenti delle due squadre la situazione non è sfociata in qualcosa di peggio. “Sono dispiaciuta per quanto accaduto, ma sono una sportiva e penso a giocare. Quanto è successo appartiene già al passato”, si limita a dire Wabara. “E' un peccato che una bella partita sia rovinata dalla presenza di gente così becera, che con lo sport non c'entra nulla. La partita andava sospesa. Non farlo è stato un errore”, ribadisce il presidente della squadra milanese.

fonte: Repubblica

giovedì 7 aprile 2011

Roma, marocchino denuncia ‘divieto di accesso immigrati’ in bar.

“Vietato l’ingresso agli animali ed agli immigrati. La direzione”: il cartello sta affisso all’esterno di un bar a Montesacro, Roma, e ha suscitato l’indignazione di un marocchino di 45 anni, regolare nella capitale, che lo ha immortalato con una foto e denunciato la palese discriminazione al suo avvocato.
E’ un pomeriggio del 2 aprile 2011, spiega l’avvocato del marocchino Giacinto Canzona, quando Abdul Bouja, 45 anni, di origine marocchina ma da anni residente in Italia con regolare permesso di soggiorno e regolare contratto di lavoro, si reca in un noto bar tabacchi del quartiere Montesacro a Roma per acquistare delle sigarette e prendere un caffè. E qui rimane folgorato da un cartello posto accanto all’ingresso del locale vicino all’insegna con la seguente scritta: “Vietato l’ingresso agli animali ed agli immigrati. La direzione”. Indignato, entra nel locale e chiede spiegazioni al barista il quale gli risponde che questo è quanto ha deciso il titolare dell’esercizio commerciale, a causa di problemi avuti in passato con alcuni extracomunitari che si erano ubriacati all’interno del bar, ubriacature sfociate in risse. Comunque – aggiunge il barista – lui è un semplice dipendente e non vuole avere problemi. Abdul senza acquistare nulla esce dal locale e scatta alcune foto con il suo telefonino all’insegna.

fonte: Daily Blog

martedì 5 aprile 2011

Riduce un immigrato in schiavitù Arrestato un avvocato civilista

Il giovane Sinkh, appena arrivato dall'India dopo un lunghissimo e travagliato viaggio, era sicuro di aver trovato un buon lavoro a Partinico, nella fattoria di uno stimato avvocato civilista, Fabio Tringali. La paga concordata gli era sembrata anche buona, 500 euro al mese, per accudire alcuni animali. Il giovane sperava di ottenere presto un permesso di soggiorno grazie al contratto. Ma quel lavoro si è trasformato in un incubo. Sinkh, che ha 38 anni, è rimasto prigioniero per ben cinque mesi in quella fattoria di contrada Coda di Volpe. L'avvocato l'avrebbe anche picchiato a sangue. Ecco perché adesso il legale, che ha 43 anni, è stato arrestato dai carabinieri della Compagnia di Partinico: viene accusato dal sostituto procuratore Francesco Del Bene di un'imputazione gravissima, riduzione in schiavitù.

Nel novembre scorso, l'indiano era riuscito a fuggire dalla sua prigione di contrada Coda di Volpe ed era corso alla stazione dei carabinieri. Raccontò che l'avvocato Tringali l'aveva rinchiuso all'interno della sua proprietà, sequestrandogli il telefonino e i documenti. "Mi minaccia di morte - così spiegò in lacrime - mi ha aggredito con calci, pugni e pure con un bastone". Quel giorno, Sinkh era poi ritornato nella sua casa prigione. Tringali era lì ad aspettarlo. "La sua reazione fu particolarmente violenta - scrive adesso il gip che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare - il giovane rimase terrorizzato e peraltro impossibilitato a recarsi presso una struttura sanitaria per ricevere assistenza medica per le lesioni subite".

I carabinieri arrivarono poco dopo, quando l'avvocato era già andato via. Trovarono Sinkn sanguinante, per terra. Lo portarono subito in ospedale. Da quel giorno è iniziata l'indagine degli investigatori del Gruppo Monreale. I carabinieri hanno bussato alle porte di alcuni residenti della zona ed è emersa una realtà ancora più amara. In molti sapevano. In molti avevano visto l'avvocato Tringali mentre picchiava e insultava il giovane indiano. Ma mai nessuno aveva denunciato. Adesso, quei racconti sono diventati un riscontro importante alla denuncia dell'indiano che era stato ridotto in schiavitù.

La settimana scorsa, all'improvviso, l'avvocato Fabio Tringali ha chiuso il suo studio di via Belgio. Da qualche giorno, si era anche allontanato dalla città. Di lui restano su Internet le locandine di alcuni convegni giuridici che aveva organizzato.

fonte: Repubblica

mercoledì 30 marzo 2011

LEHNER(IR), AGITARE SPAURACCHIO CASTRAZIONE CHIMICA

'Per limitare l'afflusso degli africani, quasi tutti giovani e baldi maschi, serve il deterrente psicologico''. Lo afferma Giancarlo Lehner dei ''Responsabili'', che propone di ''agitare lo spauracchio della castrazione chimica''. ''Basterebbe diramare il seguente comunicato: 'al fine di prevenire squilibri demografici e prevedibili reati sessuali, le Autorita' italiane, nei luoghi degli sbarchi, hanno allestito presidi sanitari, per l'immediata castrazione chimica dei migranti'. Certo - spiega Lehner - che non lo faremo, tuttavia non sarebbe male agitare lo spauracchio della Penisola come regione degli Evirati Arabi''.

fonte Asca (via Civati)

domenica 27 marzo 2011

Padova. La denuncia di 14 studenti emiliani: «Cure rifiutate perché non veneti»

Il caso a Montegrotto Terme: 14 alunni del liceo scientifico Zanelli di Reggio Emilia vittime di intossicazione. Ma il medico non li visita. Con una staffetta di ambulanze portati all'ospedale di Abano Terme. Protesta della scuola contro l'Usl

fonte: Il mattino

Il ragazzino e le frasi razziste I genitori ultrà contro l'arbitro

Da una parte c'è il verbale di un giovane arbitro che parla di «insulti razzisti» contro un calciatore-esordiente di colore. Dall'altra ci sono le testimonianze di una ventina di genitori che negano tutto: negano i genitori accusati di aver pronunciato le frasi razziste e quelli della squadra «offesa». In mezzo c'è l'ennesima polemica sui cori xenofobi negli stadi. Con l'attaccante Stefano Okaka che arriva a invocare misure drastiche: «Quelle persone sarebbero da arrestare». E i vertici veneti della Figc che, per bocca del presidente Fiorenzo Vaccari, minimizzano: «In A succede tutti i giorni ma non si fa tutto questo can can. Le regole sulla responsabilità della squadra vanno riviste, ma qui si sta esagerando sul nulla e questo fa male soprattutto ai ragazzi».

Perché questa volta Balotelli e la serie A non c'entrano. Bersaglio degli insulti durante una partita Esordienti del 19 marzo è stato un dodicenne del CasierDosson (Treviso). E quelle persone sono i genitori della squadra avversaria: il Silea, multato dal giudice sportivo con un'ammenda di 600 euro. Il racconto di quel sabato pomeriggio è contenuto nel referto arbitrale: «Dal 10° del 3° tempo a fine gara», dunque per una decina di minuti, i sostenitori del Silea «proferivano insulti discriminatori di origine razziale verso un giocatore avversario di colore».

Tra i primi a commentare l'episodio il presidente del CasierDosson Flavio Ruzzenente: «Non ero alla partita - ha premesso nelle prime dichiarazioni - ma il referto è chiaro. Non si può far finta di niente di fronte a fatti di tale gravità. Mi auguro che il Silea faccia pagare l'ammenda ai genitori». A distanza di poche ore però, solo la premessa viene ribadita: «È stato montato un caso esagerato - dice -. Non ci sono stati cori o singoli insulti. Nessuno ha sentito nulla. Mi hanno chiamato i genitori per dirmi che è un errore e che testimonieranno per il Silea». E il giovane calciatore? «Vive qui, fa la prima media, gioca con noi da un paio d'anni col fratello. Nemmeno lui s'è accorto di nulla. Così in campo, speriamo che non debba accorgersene dai giornali». Sono 12 i genitori de Casier che testimonieranno a favore dei sei del Silea. «Testimonieranno tutti, per dire che di insulti razzisti non ce ne sono stati, che è solo un equivoco», afferma Dario Liberale, dirigente del Silea. Ma il verbale dell'arbitro afferma il contrario: «È giovane, forse s'è confuso. È stato ripetuto il nome del nostro Romeo, con la "r" arrotata, e lui, a 30 metri, avrà capito "nero"». Aggiunge il presidente Vaccari: «In prima istanza l'arbitro ha sempre ragione. Ma un arbitrino di 16 anni, che ha scritto una frase, potrebbe aver frainteso. È successo di recente, sempre in Veneto, in una partita Eccellenza: l'arbitro ha attribuito frasi razziste ai tifosi della squadra di casa, invece arrivavano da quelli ospiti».
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Le frasi però ci sono state. «E per quanto gli arbitri siano giovani (si comincia a 15 anni) l'unica cosa che fa fede è il loro rapporto - dice il segretario regionale dell'Associazione arbitri Lucio Zavarise -. Vogliamo forse dire che s'è inventato tutto?». Lo esclude Mario Vincenzi, segretario del Casier: «Qualcuno di sicuro ha esagerato. Pare che un nonno, dopo l'espulsione, abbia detto "tutta colpa di quello nero"». Sicuro che abbia usato queste parole? «Guardi, di sicuro posso solo dire che se i genitori stessero a casa, sarebbe meglio per tutti».

fonte: Corriere

mercoledì 23 marzo 2011

Disabili? No grazie. La provocazione di alcune aziende del Nord

Di Maria http://www.blogger.com/img/blank.gifChiara Cugusi e Alessandro Proietti

“Disabili? No grazie. Siamo aziende, non servizi sociali”. Si tratta della campagna discriminatoria, portata avanti da un gruppo di imprenditori, che lanciano la provocazione, definendosi ‘meritocratici’: “Non vogliamo fare una crociata contro i disabili - spiegano nel loro blog (www.imprenditorimeritocratici.tk) -, ma far emergere un problema, senza nascondersi dietro il buonismo e l’assistenzialismo a tutti i costi. Non siamo mostri, ma onesti professionisti che lottano per la sopravvivenza. Lavoriamo sodo, creiamo occupazione e ricchezza nel territorio. E’ giunto il momento di infrangere ogni tabù buonista, per una reale meritocrazia, per la produttività e l’efficienza”.

Sul blog, gli imprenditori confessano le difficoltà nel lavorare con disabili: “Né io né i miei dipendenti abbiamo la preparazione necessaria per gestire un disabile psichico o fisico - scrive C.p.t., imprenditore -. Nessuno di noi ha la vocazione all’assistenzialismo: la nostra è una richiesta d’aiuto!”. S.b, 66 anni, aggiunge: “La mia azienda è come una casa: non posso permettermi di avere tasselli deboli, altrimenti vien giù tutta la baracca!”.

F, imprenditore, invece, se la prende con i cosiddetti “falsi invalidi”: “Tre anni e quattro mesi fa - scrive - il rappresentante sindacale della mia azienda si è fatto male sul posto di lavoro. E’ caduto da una scala mentre montava una macchina e si è fratturato una gamba. Gli hanno riconosciuto una percentuale d’invalidità (se è disabile lui io sono Napoleone!) ed ora è in una botte di ferro. Disabile, sindacalista e pure scansafatiche”. Per F., l’uomo avrebbe avuto un incidente mentre non era in azienda: “Quel maledetto bugiardo si era fatto male andando a sciare e si è trascinato a lavoro con la gamba rotta per simulare l’accaduto e fregarmi. Me lo troverò sul gobbo, fino alla pensione. Mi viene l’ulcera solo a pensarci”.

J., 25 anni, denuncia “le scarse capacità lavorative” dei disabili: “Ho lavorato - spiega sul blog - come segretaria, ho cambiato quattro impieghi in tre anni perché sono sempre assunta con contratti a termine. L’ultimo posto di lavoro mi piaceva davvero, avevo fatto una sostituzione di maternità, sperando che mi confermassero. Quando mancavano meno di due mesi al rientro del lavoratore di ruolo, hanno assunto una ragazza disabile: non riesce a fare il lavoro come lo faccio io. E’ lenta, non sa usare il computer, al telefono fa disperare tutti e non parla le lingue. Lavorativamente parlando è un disastro”.

Sono solo alcune delle testimonianze presenti sul sito “anti-disabili”. Si tratta di una vera e propria campagna di ‘sensibilizzazione’, con cui i “meritocratici” invitano i visitatori del blog a scaricare l’apposito volantino: “Nelle nostre aziende non c’è spazio per chi non produce” e appenderlo negli uffici, nelle fabbriche o per strada. Cartelli già largamente presenti nella provincia di Milano: “Ho strappato il volantino e me lo sono portato a casa: quello che scrivono è a dir poco delirante”, spiega Ernesto Cirano, pubblicista free-lance, promotore della petizione on line, sul sito www.lacongiuradeipoeti.it. Obiettivo, “invitare la Tavola della Meritocrazia ad un incontro pubblico - spiega Cirano -. Non vogliono i disabili nelle loro aziende? Che glielo dicano in faccia!”.

Lo scorso febbraio il gruppo ‘imprenditorimeritocratici’ è stato bannato da facebook, ma ora è ricomparso con una nuova pagina (quasi 200 contatti). E non si fatica a comprendere le ragioni della precedente censura leggendo questa testimonianza: “Ho un dipendente down e non mi ha dato mai problemi. Noi produciamo blocchetti in carta copiativa, quelli in dotazione alla polizia stradale. Il ragazzo disabile è buono e tutti gli vogliamo bene. Ogni tanto, però, ha la luna storta e te lo fa pesare. Quando vengono i genitori a prenderlo, sembra un bambinone. La madre gli allaccia la giacca e lo trattano come se fosse di vetro. Lo hanno viziato! Ma l’azienda e i miei dipendenti hanno già i loro problemi e non possono assecondare le lune di un handicappato. Hanno bisogno di stabilità e di un ambiente sereno in cui lavorare, cosa c’è di mostruoso in questo?”

fonte: Diritto di Critica

domenica 13 marzo 2011

Milano, fa a pezzi il compagno e lo veglia parlandogli per ore

Ha vegliato per tutta la notte sul cadavere fatto a pezzi, restandogli accanto e parlandogli come se ancora fosse vivo. Poi ha atteso l'arrivo dei carabinieri che lui stesso aveva chiamato, accogliendoli senza opporre resistenza e in stato di shock. La vittima dell'omicidio, consumato in un appartamento di piazza Monte Falterona 3, è un marocchino di 37 anni con regolare permesso di soggiorno in Italia e con precedenti per droga, furto e rapina. L'italiano 41enne che viveva assieme al nordafricano e che ha dato l'allarme è stato subito sospettato.

Secondo i primi rilievi delle indagini, affidate al pubblico ministero di turno, l'assassino avrebbe infierito sul corpo con oltre cinquanta coltellate. La scena che si sono trovati di fronte gli uomini della compagnia Porta Magenta, guidati dal maggiore Vittorio Stingo, è raccapricciante: il cadavere era riverso sul letto impregnato di sangue, ma brandelli di carne erano sparsi per tutta la casa. Sul pavimento erano abbandonate dita, parti di un braccio e di coscia, un piede in parte staccato dalla caviglia. All'arrivo dei militari, ieri pomeriggio alle cinque, la porta del piccolo appartamento alla periferia Ovest della città, non distante dallo stadio di San Siro, era socchiusa.

fonte: Repubblica

sabato 12 marzo 2011

"Negro torna al tuo paese, puzzi" E i colleghi lo picchiano all'uscita

Un'aggressione razzista punitiva. La vittima è un congolese di 24 anni, rifugiato politico in Italia dal 2006, brutalmente picchiato da quattro uomini, appena varcato il cancello della ditta in cui lavora, la Terdeca di Cernusco sul Naviglio. Sabato scorso l'operaio, che sta studiando per laurearsi, finito il turno è rientrato nello spogliatoio per cambiarsi sporcando il pavimento con le scarpe dopo aver lavorato a un macchinario che perdeva olio. Da qui la violenta reazione dell'addetto alle pulizie, un italiano di 50 anni.

"Mi ha detto negro, torna al tuo paese, puzzi come tutti quelli della tua razza", racconta il giovane. Il lunedì successivo, in pausa pranzo, il 50enne lo ha atteso con altre quattro persone, tra cui il figlio, all'uscita della ditta. È stato preso a calci e pugni anche quando era a terra ed è stato minacciato di morte se avesse denunciato l'accaduto. Soccorso dal titolare dell'azienda metalmeccanica, il giovane ha comunque presentato denuncia al commissariato di Monza, dove vive, solo il giorno dopo il pestaggio. Per il 24enne la prognosi è di sette giorni, ma i medici hanno riscontrato anche un profondo stato di choc. L'addetto alle pulizie è stato allontanato dall'azienda.

fonte: Repubblica

lunedì 7 marzo 2011

Friuli, caccia all’uomo nero

Danilo Narduzzi – capogruppo della Lega Nord in Consiglio regionale del Friuli -, dopo aver proposto di costruire dei campi di lavoro per gli immigrati libici, ha inaugurato lo sportello anti-immigrati:

In sostanza si tratta di un numero telefonico al quale possono rivolgersi tutte quelle persone convinte di aver subito un danno provocato da un “uomo nero”: una casa assegnata agli stranieri, un bonus bebè mai ricevuto, nonostante il vicino (straniero) lo abbia invece incassato.


fonte: On the nord

giovedì 24 febbraio 2011

“Fermiamo i migranti con il mitra”

In Regione Veneto c’è un assessore con delega ai flussi migratori, Daniele Stival, Lega Nord. Questa delega è associata alle deleghe all’Identità veneta, Protezione civile, caccia, semplificazione amministrativa, devoluzione ai Comuni e alle Province, antincendio boschivo.

Ecco, tutto il dibattito sull’epica ondata migratoria proveniente dal nord Africa è stato risolto da Stival, che partecipava a un programma di Rete Veneta:

Ci riescono in Spagna, Grecia e Croazia. Dovremmo riuscirci anche noi, ma usando il mitra.

fonte: On The Nord

mercoledì 23 febbraio 2011

La supplente rispedita in Sicilia Così ha voluto la Lega Nord

La Lega rispedisce a casa Adriana e i suoi colleghi "terroni". Dal prossimo anno scolastico, moltissimi supplenti siciliani non potranno più lavorare nelle scuole del Nord: una leggina li costringerà a rifare le valigie e a tornare a casa. Un dramma che investe, tra mille altri, anche Adriana, insegnante palermitana in servizio in un piccolo centro della Toscana. "Ormai la mia vita è qui - racconta - Nonostante i disagi di un clima difficile, mi piace molto lavorare nella mia scuola in mezzo al bosco".

Dopo anni alla ricerca di una sistemazione, a 45 anni decide di fare le valigie per andare al Nord. In Sicilia non era stata certo con le mani in mano. Una decina d'anni fa aveva messo su una ditta di commercio all'ingrosso di supporti informatici, computer e materiale di cancelleria. "All'inizio le cose andavano bene. Fino a quando la grande distribuzione e la crisi non ci hanno messo in ginocchio, costringendoci a chiudere".

Lei però non si scoraggia. Ricorda di avere l'abilitazione all'insegnamento e nella primavera del 2009 fa domanda di inserimento in graduatoria: a Palermo per quella "a esaurimento" e in provincia di Massa Carrara per le "code" e le graduatorie d'istituto. Passano pochi mesi e arriva la prima telefonata. "L'anno scorso ho lavorato da dicembre a giugno in una pluriclasse di scuola elementare - racconta - Quest'anno mi hanno nominato a settembre su sostegno e lavorerò fino a fine anno".

In Lunigiana si trova bene. "Mettere su casa in un paesino di duecento abitanti - racconta - è stato naturale. Mi trovo bene con tutti: bambini, colleghe e gente del posto". Di siciliani, nelle scuole del Nord, ce ne sono tanti. "Non sono andata via da Palermo perché la mia terra non mi piace, ma solo per trovare il lavoro. Ed essere costretta a tornare da una norma discriminatoria mi sembra una follia".
Dopo diversi anni, Adriana pensava di avere finalmente trovato un equilibrio. "Ho potuto fare questo colpo di testa - spiega - perché non sono sposata e non ho figli, ma non è stato facile lasciare a 45 anni gli affetti e le amicizie. Ma cos'altro potevo fare?".

E adesso? "Preferisco non pensarci: mi si prospetta il baratro". Il meccanismo che la riporterà probabilmente a casa è complesso. Nel 2009 il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, riapre le graduatorie provinciali dei supplenti, ma solo per l'aggiornamento del punteggio: non è possibile spostarsi da una provincia all'altra. L'unica chance è di inserirsi, oltre che nella propria graduatoria, anche in altre tre province, ma solo "in coda" e non "a pettine", cioè col proprio punteggio. Per le graduatorie d'istituto, utilizzate per le supplenze brevi, c'è invece libertà di movimento su tutto il territorio nazionale. Per queste ultime, Adriana sceglie la Toscana e le va bene. Ma pochi giorni fa la Consulta dichiara illegittime le "code" perché violano il principio di uguaglianza tra i cittadini.

Il governo non sa che pesci prendere, ma al Senato nel frattempo è in discussione il decreto "Milleproroghe". E un senatore della Lega, Mario Pittoni, non si fa sfuggire l'occasione. Propone un emendamento, approvato a Palazzo Madama con il voto di fiducia e ora in discussione alla Camera, che prevede il congelamento delle attuali graduatorie "a esaurimento" fino al 31 agosto 2012 e l'inserimento "a decorrere dall'anno scolastico 2011-2012" nelle graduatorie di dieci-venti istituti, ma solo nella stessa provincia in cui ci si trova inseriti nelle liste "ad esaurimento". Un combinato micidiale, che per Adriana e per migliaia di supplenti "emigrati" significa ritorno a casa e fine di tutti i sogni legati a un lavoro duraturo.

fonte: La Repubblica

martedì 22 febbraio 2011

Come sta affrontando la stampa l'immigrazione a Lampedusa?



Fonte: www.kuda.tk

lunedì 21 febbraio 2011

Rogoredo, sgomberato campo abusivo Demolite le baracche di 70 rom romeni

- Circa 70 rom romeni sono stati allontanati venerdì mattina all'alba dall’insediamento abusivo di Rogoredo. Sul posto sono intervenuti, intorno alle 5.30, circa 50 agenti e commissari della polizia locale, insieme con la polizia di Stato. Sono al lavoro le ruspe di Amsa e di Milano Serravalle per rimuovere le baracche, una cinquantina, in cui i nomadi vivevano. L’intervento è stato concordato con il Commissario straordinario per l’emergenza rom e ha richiesto il supporto della Questura vista l’estensione della baraccopoli.

fonte: Corriere della Sera

L’idea degli svizzeri: un muro per separare Chiasso da Como

Un muro di cemento armato alto quattro metri per separare Chiasso da Como, l’Italia dalla Svizzera. Come tra Palestina e Israele, oppure come avveniva ai tempi del muro di Berlino. Solo che il valico di Brogeda non è la Porta di Brandeburgo e Ponte Chiasso non è la Cisgiordania. Per Giuliano Bignasca, leader e presidente a vita (autonominatosi) della Lega dei Ticinesi, il Carroccio duro e puro svizzero, cambia poco. L’idea, originale come molte altre in passato e nel presente del movimento - l’organo del partito scriveva ieri che Garibaldi era un ladro di cavalli e i frontalieri italiani sono paragonati allo smog di Milano che varca il confine - è semplice.

«A Chiasso tra una settimana sarà emergenza - ha spiegato Bignasca - i tunisini adesso sono a Lampedusa e tra una settimana saranno a Chiasso e penso che sia tempo e ora che i valichi di frontiera vengano presidiati, sempre. E poi al posto di quella rete metallica che c’è bisogna fare un muro altro quattro metri. Bisogna fare un muro con l’Italia, perché l’Italia non è una nazione controllabile. Adesso sono arrivati in quattro mila e ne arriveranno altri 15 mila, ma di quei 15 mila almeno la metà arriverano o passeranno dalla Svizzera». Un timore, quello dei leghisti ticinesi, contagioso, tanto che il sindaco di Chiasso, Moreno Colombo, peraltro con nonni comaschi, eletto nelle file del Partito liberale radicale, ieri sul tema ha diffuso dal Municipio una nota dai toni allarmati (tanto più che Chiasso confina con Como).

fonte: il Giorno

martedì 15 febbraio 2011

Licenziamento etnico

La lega vuole di fatto introdurre il “licenziamento etnico”, non sulla base delle capacità o delle competenze possedute, ma esclusivamente sulla base del luogo di nascita. E’ quanto richiede il capogruppo della lega nord al Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia. Danilo Narduzzi, questo è il nome del politico leghista sostiene che se proprio si deve arrivare agli esuberi per la Electrolux di Pordenone i primi a perdere il posto di lavoro debbano essere gli stranieri e non i lavoratori pordenonesi e chiede che questa linea sia condivisa da tutto il Consiglio regionale e dai sindacati. Sarebbe interessante vedere la compilazione di questa famigerata lista di licenziamento sui base etnica da presentare alla direzione dell’azienda. Piccolo particolare non trascurabile però, la lista arriverebbe direttamente a Stoccolma dove ha sede la Electrolux e bisognerebbe capire che accezione darebbero gli svedesi al termine “straniero”.

fonte: Movimento AntiLega

sabato 12 febbraio 2011

"Rom -4": scritte con svastiche su un muro di Roma

"Rom -4" e "Rom Raus" (che in italiano vuol dire 'rom fuori') vergate con una bomboletta spray ed accanto alcune svastiche. Sono le scritte apparse stamani su un muro di via della Pisana, nella zona di Bravetta, a Roma che si riferiscono alla morte dei 4 bambini morti in un insediamento abusivo della capitale. A denunciarlo il capogruppo del Pd del XVI municipio Raffaele Scamardi'.

"Le scritte sono state fatte la scorsa notte - afferma Scamardi' - all'altezza del civico 64 sulle colonne della scalinata che porta a Vicolo del Fontanile Arenato. Non è il primo episodio del genere. Già l'anno scorso vicino alle poste di via di Bravetta un'altra scritta antisemita prendeva come bersaglio Anna Frank".
fonte: RaiNews

giovedì 10 febbraio 2011

Insulti e un gioco per investire gli zingari Su Facebook il razzismo di Forza Nuova

Un gioco a premi degno del razzismo più becero. Si chiama «Acciacca lo zingaro» il raccapricciante concorso che la formazione di estrema destra Forza Nuova Roma Sud ha pubblicato sul proprio profilo su Facebook. Unanime la condanna del mondo politico romano. Il sindaco Gianni Alemanno invita a non dare troppo spazio alla terribile provocazione: «Le frasi aberranti che vengono pubblicate su Facebook non devono impressionare. Sono piccole minoranze che non hanno nulla a che fare con il sentimento della maggioranza dei romani», assicura. Ma i sentimenti della comunità rom e sinti sono nuovamente feriti dopo il lacerante dramma della morte, domenica, dei quattro bimbi periti nel rogo in un campo nomadi di via Appia.

fonte: Corriere della Sera

Maiolo choc sui bimbi rom Poi le scuse e le dimissioni

«È più facile educare un cane che un bambino rom»: questo il contenuto choc di un'intervista rilasciata martedì da Tiziana Maiolo al programma «La zanzara», condotto da Giuseppe Cruciani su Radio 24. Le polemiche suscitate dall'intervista, legata alla morte dei quattro fratellini rom a Roma, hanno portato mercoledì alle dimissioni della stessa Maiolo dall'incarico di portavoce milanese di Futuro e Libertà. «I cagnolini e i bambini, se tu li educhi, dopo sono educati - ha detto la Maiolo -. Ma se nessuno li educa... ma se fanno la pipì sui muri! Neanche il mio cagnolino la fa sui muri, solo sugli alberi». L'intervista ha suscitato la reazione indignata del coordinatore di Fli Adolfo Urso e del ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna. La Maiolo prima si è scusata con una nota, poi ha dato le dimissioni. «Ho deciso, benché non mi sia stato chiesto né sollecitato, di rimettere il mio incarico di portavoce milanese di Fli nelle mani del coordinatore regionale della Lombardia senatore Giuseppe Valditara - si legge in una nota diramata dalla stessa Maiolo -. L'ho fatto con convinzione, per assumere la responsabilità di una mia leggerezza, di cui avrei dovuto valutare meglio le conseguenze e le possibili ambigue interpretazioni». «Ma l'ho fatto anche perché -continua la nota - voglio stare in un partito dove l'assunzione di responsabilità di ciascuno sia la regola e non l'eccezione». Le dimissioni sono state apprezzate da Giuseppe Valditara, coordinatore regionale di Fli in Lombardia e senatore: «Un'assunzione di responsabilità che dimostra come i nostri dirigenti non siano attaccati alle poltrone o agli incarichi politici».

fonte: Corriere della Sera

martedì 8 febbraio 2011

Cuneo, continuano le indagini sulla morte della giovane marocchina

Continuano le indagini e le ricerche sull'omicidio di Fatima Mostayd, la ragazza marocchina diciannovenne uccisa ieri a Dronero, in provincia di Cuneo, con sedici coltellate al torace. Il corpo in fin di vita della giovane è stato trovato dal fratello, sedici anni, tornato a casa dopo uno stage per parrucchieri a Caraglio. Il ragazzo ha trovato la porta di casa, situata nel centro storico di Dronero, aperta e ha subito visto la sorella accasciata sul pavimento della sua stanza da letto circondata da un lago di sangue. Fatima è deceduta poco prima dell'arrivo dei sanitari del 118. I carabinieri stanno cercando di ricostruire la vita sentimentale e lavorativa della giovane marocchina. Nel corso della nottata sono stati sentiti dagli inquirenti, come persone informate dei fatti, sia i marocchini della numerosa comunità che vive a Dronero (circa 250 persone) sia i compagni di lavoro di Fatima, impiegata presso la Allione di Villar San Costanzo, azienda costruttrice di biciclette. I carabinieri fanno sapere che nessuna delle persone ascoltate fino ad ora è sospettata dell'omicidio della ragazza. Di Fatima si sa che era arrivata in paese da circa un anno e, dopo la morte dei genitori, viveva da sola con il fratello conducendo una vita molto tranquilla, dividendo il tempo tra casa e lavoro. Alcuni testimoni affermano che la ragazza aveva da poco sposato un giovane, che ora si troverebbe in Marocco, ma di questo matrimonio i carabinieri non hanno ancora ricevuto la conferma.

fonte: rsnews

domenica 6 febbraio 2011

Fossalta di Piave aiuta la bimba esclusa dalla mensa

Fossalta di Piave è balzato agli onori della cronaca per una vicenda di ingiustizia sociale: il sindaco aveva negato la mensa a una bambina di 4 anni la cui famiglia non poteva provvedere alla retta mensile.
A nulla era valso il gesto amorevole di alcune maestre, e due collaboratori scolastici, che avevano rinunciato al pranzo scolastico in favore della piccola. Riprese aspramente sia dal Sindaco, Massimo Sensini, e dalla Preside della scuola, Simonetta Murri, rischiano provvedimenti disciplinari.

Fossalta di Piave è balzato agli onori della cronaca per una vicenda di ingiustizia sociale: il sindaco aveva negato la mensa a una bambina di 4 anni la cui famiglia non poteva provvedere alla retta mensile.
A nulla era valso il gesto amorevole di alcune maestre, e due collaboratori scolastici, che avevano rinunciato al pranzo scolastico in favore della piccola. Riprese aspramente sia dal Sindaco, Massimo Sensini, e dalla Preside della scuola, Simonetta Murri, rischiano provvedimenti disciplinari.

Hanno raccontato alcuni di loro:
“La scena della bambina che piangeva perché veniva separata dai suoi amichetti ci ha devastato il cuore. Non avevamo e non abbiamo nulla contro l’amministrazione, non facciamo politica! Abbiamo fatto quello che qualsiasi genitore di buonsenso vorrebbe fare.
Non vogliamo medaglie. Non vogliamo che questa diventi una guerra sulle teste dei bambini. Vogliamo e volevamo, solo, risolvere un problema che non si poteva ignorare. Avevamo chiesto un colloquio con la preside. Le abbiamo parlato. E lei, ancora ieri, ci ha detto che non poteva fare nulla. Alcuni di noi hanno scelto di intervenire in forma privata. Le polemiche non servono a nessuno”.
La storia, riportata dal Fatto Quotidiano, aveva colpito l’opinione pubblica varcando i confini del Veneto. Una piccola rete di aiuti si era creata immediatamente e la Scuola per l’Infanzia era stata sommersa da telefonate e proposte di pagamento. La frase più ricorrente è stata “Se serve, pago io“.
Il Sindaco, raggiunto dai giornalisti, aveva cercato di nascondersi dietro norme e cavilli burocratici, rilanciando con un sibillino
“La bambina è figlia di un noto estremista islamico“
Voci infondate perché, come spiega Giuseppe Dalcin, l’ex consigliere comunale del Pci che ha messo a disposizione la sua casa alla famiglia della piccola, il padre
“è andato in Belgio a cercare un impiego onesto perché aveva perso il lavoro. Ha lavorato otto anni come metalmeccanico, non l’ho mai visto lamentarsi. Quando è finito in cassa integrazione, un giorno mi ha detto: Devo trovare un modo per sfamare la mia famiglia. Integralista islamico? Un religioso islamico, direi. Qualcuno deve spiegare al sindaco la differenza”.
La bambina con la madre e i suoi 4 fratelli vivono nella casa che Dalcin aveva messo loro a disposizione per soli 300€ di affitto, fintanto che il padre ha lavorato in Italia. Ora che il denaro scarseggia non ha più voluto soldi. Ad aiutarli il fratello del padre che per loro fa la spesa, nonostante abbia solo vent’anni e una sua famiglia da mantenere. Come sostiene lo stesso Dalcin:
“Usavo quei soldi per ammortizzare i costi, solo di riscaldamento: solo di quello, per il mio piano e il loro spendo 700 euro al mese. Io cinque bambini per strada non li metterò m-a-i. Piuttosto ci vado io, al freddo e al gelo”.
Lascia turbati l’atteggiamento del Sindaco, a prescindere dalla sua provenienza politica. Davanti al bisogno di un cittadino il primo rappresentante non dovrebbe barricarsi dietro le carte e la burocrazia. Innanzi all’infanzia e alle necessità di una bambina, a un bisogno primario come il cibo e al gesto compassionevole delle sue maestre, non si può reprimere ma solo sostenere.

fonte: Dire Donna

giovedì 27 gennaio 2011

Una città lontano dagli stranieri

Leggi il caso della cittadina che sorge alle porte di Milano destinata a chi vuole stare lontano da "persone con origini diverse"

Ragazzine straniere violentate dagli «amici» conosciuti su Facebook: tre arresti

Si sono fidate di tre coetanei, conosciuti anche tramite Facebook, e hanno accettato di uscire con loro per andare in discoteca. Ma quella che doveva essere una bella serata tra amici si è trasformata in un incubo per due 16enni straniere, violentate proprio dai ragazzi di cui si erano fidate. Per il branco, un 18enne e due 17enni gli agenti della Squadra Mobile di Cremona hanno fatto scattare le manette.

L'INCONTRO - Le due ragazzine erano ospiti di una casa-famiglia, dove avevano incontrato a fine novembre uno dei due 17enni ora arrestati. L'amicizia era proseguita su Facebook, e si era allargata anche agli altri due ragazzi. Qualche giorno fa i cinque hanno deciso di uscire insieme per una serata in discoteca, ma una volta in auto il 18enne alla guida non si è diretto verso Brescia, come aveva preannunciato, bensì verso Piacenza. Alla richiesta di spiegazioni, la risposta del terzetto è stata agghiacciante: «Il viaggio non è gratis».

LA VIOLENZA - Le due amiche si sono ribellate, e a quel punto i coetanei le hanno fatte scendere dalla macchina. In quel momento erano alla periferia di Piacenza, lungo una strada isolata frequentata da prostitute. Infreddolite e impaurite, le ragazzine hanno richiamato gli «amici» chiedendo loro di tornare a prenderle e riaccompagnarle in comunità. I ragazzi sono andati a riprenderle, ma al confine tra Piacenza e Cremona hanno fermato l'auto in un parcheggio isolato di un piccolo comune, dove si è consumato lo stupro. Solo dopo qualche giorno, le amiche si sono convinte a denunciare lo stupro e hanno aiutato i poliziotti della Questura a ricostruire la dinamica della serata.

fonte: Corriere della Sera