perchè questo blog?

L'Italia è diventata da anni paese di immigrazione ma da qualche tempo si registra un crescere di fenomeni di razzismo. Dopo la morte di Abdul, ucciso a Milano il 14 settembre 2008, ho deciso che oltre al mio blog personale avrei provato a tenere traccia di tutti quei fenomeni di razzismo che appaiono sulla stampa nazionale. Spero che presto questo blog diventi inutile...


domenica 29 novembre 2009

Giovane prostituta incinta muore nell'auto in fiamme, i clienti fuggono

Una giovane prostituta della Sierra Leone, Vivian Alke, 26 anni, incinta di 4 mesi, è morta in un incidente stradale, sbalzata fuori dalla vettura sulla quale si trovava con due clienti, che sono scappati a piedi senza prestarle soccorso. È successo nella tarda serata di sabato lungo la strada provinciale Francesca, non lontano da Pontirolo (Bergamo). La dinamica dello schianto non è ancora chiara. La donna era stata vista dalle colleghe salire sull'auto, una Volkswagen Golf, con due uomini a bordo. Poco dopo lo schianto, nei pressi di un distributore di benzina. La vettura si sarebbe capottata più volte fino a sbattere contro un palo della luce. La prostituta sarebbe stata sbalzata fuori e i due uomini sono riusciti a scappare prima che l'auto prendesse fuoco.

I SOCCORSI - Quando i soccorritori sono arrivati, la giovane, in Italia senza permesso di soggiorno e senza una fissa dimora, respirava ancora ed è stata trasportata al Policlinico di Zingonia, ma a nulla sono serviti i tentativi di salvarla. Dalle indagini dei carabinieri finora è emerso che la vettura era stata rubata a Treviglio (Bergamo) il 9 settembre scorso. Gli inquirenti stanno dando ora la caccia agli occupanti della Golf.

fonte: Corriere della Sera

venerdì 27 novembre 2009

LEGA NORD: ''TAGLIAMO LA CASSA INTEGRAZIONE AGLI EXTRACOMUNITARI''.

Cassa integrazione ridotta per gli extracomunitari. Lo prevede un emendamento della Lega Nord alla finanziaria. In particolare, la proposta del Carroccio, limita per il 2010 a soli sei mesi la durata della cassa integrazione e di qualsiasi altra forma di ammortizzatore sociale che viene erogato ai lavoratori residenti nel territorio italiano non cittadini italiani ovvero comunitari.

Maurizio Fugatti ha spiegato il motivo della proposta.

''Le risorse per gli ammortizzatori sociali - ha detto - sono poche e le esigenze sono molte.

Crediamo che si debbano prima tutelare i cittadini italiani.

Quindi - ha detto Fugatti - abbiamo proposto per gli extracomunitari di limitare a sei mesi la cassa integrazione e gli altri ammortizzatori. Da cio' deriva poi che, se dopo sei mesi il lavoratore extracomunitario non ha trovato un nuovo impiego, si applica la legge Bossi-Fini che prevede l'allontanamento dal territorio italiano''.

Ma un immediato altola' viene dal ministro del Welfare, Maurizio Sacconi: ''Gli ammortizzatori sociali ordinari - ricorda in una nota - corrispondono a diritti soggettivi dei lavoratori, sono sostenuti da contribuzioni dei lavoratori e degli imprenditori, sono, nel caso della cassa integrazione e dei contratti di solidarieta', correlati alla continuita' del rapporto di lavoro che costituisce il presupposto della conservazione del permesso di soggiorno''.

E anche il ministro per le Pari opportunita' esprime disaccordo con la proposta leghista: ''Una provocazione, che sono certa non avra' alcun seguito in Parlamento'', dice Mara Carfagna.

fonte: ASCA

giovedì 26 novembre 2009

Nuovo sgombero di rom a Milano. I volontari del Naga: “accanimento insensato”.

"Saremo inflessibili con chi sgarra”. Non usa mezzi termini il vice Sindaco “sceriffo” e assessore alla Sicurezza del Comune di Milano Riccardo De Corato nel commentare il piano degli sgomberi dei campi nomadi. Dal canto suo, nella lunga intervista pubblicata oggi su “Repubblica Milano”, Letizia Moratti ha liquidato in poche righe la questione, evidentemente troppo presa ad accreditare la propria ricandidatura alla poltrona di sindaco.

E intanto stamane alcune delle persone, circa trenta tra uomini donne e numerosi bambini, sgomberate giovedì scorso dal campo di via Rubattino, sono state nuovamente allontanate dall’ex caserma di viale Forlanini nella quale si erano rifiugiate.

“Ancora una volta non sono state prospettate soluzioni alternative, tanto che non erano stati avvisati neanche i servizi sociali”, denunciano i volontari del Naga (associazione milanese che dal 1987 garantisce assistenza sanitaria, legale e sociale gratuita a cittadini stranieri irregolari e non, a nomadi, richiedenti asilo, rifugiati e vittime della tortura) che parlano di “un accanimento insensato, un allarmismo infondato di fronte all'invocazione di emergenze inesistenti e una continua violazione di diritti e libertà fondamentali”.

Verso le otto del mattino le ruspe del Comune di Milano hanno raso al suolo il nuovo accampamento, proseguendo così l’opera di demolizione avviata una settimana fa quando si è proceduto allo sgombero del campo abitato da circa 200 persone, per lo più cittadini rom di nazionalità rumena, in via Rubattino. “Come ormai succede da anni durante l'era De Corato - avevano subito denunciato i Naga che, da mesi, con il servizio di Medicina di Strada portano assistenza agli abitanti dell'area - anche in questo caso lo sgombero è avvenuto senza alcuna preventiva notifica agli interessati di un provvedimento formale di sgombero, come previsto, invece, dalla normativa nazionale e internazionale, senza alcuna consultazione e dialogo con gli interessati, senza alcuna comunicazione preventiva”.

fonte: Linkontro

Fiaccolata per gli aggrediti da marocchino gruppo si stacca per colpire due immigrati

Giallo a Rovato, nel Bresciano, durante la manifestazione di solidarietà alla coppia colpita brutalmente qualche sera prima. Sospetti sugli ultrà
I carabinieri stanno indagando sull'aggressione a due fratelli di origine kosovara, malmenati a Rovato (Brescia) a margine della fiaccolata di protesta e solidarietà alla coppia brutalmente aggredita mentre era appartata in auto nel piccolo comune della Franciacorta, nella notte del 20 novembre scorso, e per il quale è stato arrestato un immigrato di origine marocchina.

I due immigrati, di 35 e 36 anni, sono stati individuati mentre camminavano in una stretta e buia vietta della cittadina, via Rose, e qui sono stati raggiunti e picchiati da un gruppo composto da una ventina di persone. I due sono stati soccorsi dal personale del 118 e trasportati in ambulanza, rispettivamente in codice giallo e verde, all'ospedale di Chiari: gli sono state riscontrate diverse contusioni e abrasioni che sono state medicate e per le quali non c'è stato bisogno di stilare una prognosi. Nello stesso ospedale è stato portato per un malore anche un manifestante di 36 anni, che sembra però essere del tutto estraneo alla vicenda.

La stragrande maggioranza del partecipanti al corteo non si è accorta dell'aggressione, che secondo gli investigatori potrebbe essere stata compiuta da una frangia di ultrà, provenienti da fuori Rovato, e che nulla avrebbero a che fare con gli organizzatori della manifestazione, sfruttata dunque al solo fine di provocare disordini. I carabinieri stanno lavorando alla loro identificazione.

Alla manifestazione, partita intorno alle ore 20, organizzata dagli amici dei due ragazzi di 19 e 28 anni, hanno preso parte circa 2mila persone, soprattutto giovani, ed era presente anche una delegazione del comune, con il sindaco e alcuni assessori e consiglieri.

fonte: Repubblica

Esportiamo razzisti

Brutto mercoledì. Il Milan deve accontentarsi dell'1-1 a San Siro col Marsiglia (che colpisce una traversa e un palo). Il Bordeaux batte 2-0 la Juve (le basterà un pari a Torino col Bayern). Purtroppo alla ribalta vanno i cori di tifosi juventini contro Balotelli.

Così si deve registrare un ulteriore passo avanti che in realtà è un salto in basso. Dai cori d'insulti a Balotelli a Torino (lui assente, a Barcellona) ieri si è passati ai cori d'insulti a Balotelli a Bordeaux (lui in Italia).

Esportiamo razzisti, è un dato di fatto. Definirli ignoranti o stupidi, come fanno molti dell'ambiente pallonaro, è riduttivo, è sbagliato. Sono razzisti e sono fieri di esserlo. Quando, prima che cominciasse la partita, parte dei tifosi juventini ha intonato il solito coro demente già usato altrove con Lucarelli ("se saltelli muore Balotelli"), l'altoparlante ha ricordato che l'Uefa intende bandire il razzismo dagli stadi, il gruppo di ultrà ha urlato la sua miserabile certezza: "non esistono negri italiani", "un negro non può essere italiano". Un razzista sì, evidentemente. A quel punto Buffon, il capitano, e Secco sono andati a parlamentare e i cori sono cessati.

fonte: Repubblica

Ricordiamo gli abusi sulle donne Rom

Gli attivisti del Gruppo EveryOne hanno ricevuto negli ultimi anni numerosissime segnalazioni di abusi su donne di etnia Rom, anche giovanissime. A causa della vergogna, le vittime Rom non denunciano mai i loro aggressori. Spesso, per lo stesso motivo, non è possibile neppure condurle in ospedale. Oltre agli stupri, le donne Rom subiscono spesso aggressioni razziste e maltrattamenti da parte di intolleranti o anche di uomini in divisa.

leggi tutto su womennews.net

mercoledì 25 novembre 2009

Varallo, divieto di burqa sui cartelli stradali

Vietato l'uso del burqa e del niqab su tutto il territorio comunale. E' quanto è scritto, in italiano e in lingua araba, su vari cartelli che sono stati installati a Varallo su iniziativa del sindaco e deputato leghista Gianluca Buonanno. I cartelli sono realizzati secondo il modello dei divieti stradali. "L'obiettivo dell'Amministrazione è di impedire tale usanza delle donne islamiche che contrasta con le nostre tradizioni e le norme vigenti sulla sicurezza"
fonte: Repubblica

La polizia carica un gruppo di donne che manifestava contro le violenze della polizia nei Cie

Avevo raccontato la storia nel 2006, giova ogni tanto rileggerla.
Anche alla luce di quanto è successo oggi in piazza Cadorna a Milano dove un gruppo di donne è stato caricato e preso a manganellate dalla polizia. Le donne manifestavano contro gli stupri che avvengono che sconvolgente frequenza all'interno dei CIE (gli ex CPT dove gli immigrati vengono tenuti anche 18 mesi in attesa di essere identificati). LA causa del tutto è stato uno striscione che denunciava questi abusi da parte della polizia, non essendo stato tolto ha provocato la carica della polizia.
Questo il volantino che veniva distribuito in piazza.

Fonte: www.kuda.tk

martedì 24 novembre 2009

Rom a Milano. Due sgomberi in tre giorni.

Prima dal campo abusivo di via Rubattino, poi - all'alba - dal sottopasso dove avevano passato la notte. Ecco come un centinaio di nomadi romeni - tra loro almeno quaranta bambini - sono arrivati, ieri mattina, ad occupare una chiesa, la parrocchia di Sant´Ignazio alla periferia nord-est di Milano. Seduti sui banchi, con le loro masserizie accumulate in fondo alla chiesa, hanno aspettato che si trovasse un posto per passare questa notte e le prossime non al freddo, per strada. Un gesto non puramente simbolico, perché solo dopo dodici ore di trattative e solo grazie alla disponibilità della Curia e delle altre associazioni cattoliche della città è stata trovata una soluzione temporanea per le donne e i bambini che, fino allo sgombero, frequentavano le scuole del quartiere e stavano iniziando un percorso di integrazione.

Una giornata di tensione e di febbrili tentativi di mediazione, dopo la decisione del Comune di usare il pugno di ferro con gli irregolari che vivono a Milano. In via Rubattino, giovedì, le forze dell´ordine hanno sgomberato un campo abusivo dove si sono raccolti, dopo l´estate, nomadi già cacciati da altri insediamenti. In un continuo pellegrinaggio erano arrivati in quell´area malsana. Il Comune, sin da subito, ha fatto sapere che c´era posto in comunità solo per le donne con figli sotto i sette anni. I bambini più grandi sarebbero stati divisi dalle mamme e portati in altri alloggi. Inutile il presidio in prefettura per chiedere il tendone della Protezione civile: il Comune ha posto il veto. Un braccio di ferro - con il corollario di uno scarico di responsabilità tra istituzioni - che ha portato i nomadi a rifugiarsi vicino a un ponte della stessa zona. È qui che ieri mattina sono andati i vigili, per sgomberarli di nuovo.

Accompagnati dai volontari delle associazioni, i nomadi sono arrivati nella chiesa del quartiere Feltre. Il parroco ha rifiutato l´intervento delle forze dell´ordine. «La Chiesa accoglie tutti», è la frase che più volte, nella lunga giornata, ripeteranno anche dalla Curia, farà arrivare anche il cardinale Tettamanzi. Il Comune a fine serata riesce a trovare posto solo per sette donne con figli al seguito nel dormitorio di viale Ortles. Tutte le altre - una settantina, compresi i bimbi - vengono portate nelle case di accoglienza di parrocchie e centri cattolici, dove potranno restare almeno per qualche giorno.

Gli uomini vengono ospitati per la notte in un salone della stessa parrocchia. I nomadi hanno assistito alla messa del pomeriggio che don Mario ha concluso con un messaggio dei parroci del decanato. Chiedendo di evitare strumentalizzazioni e invitando anche i rom a cercare di integrarsi, ha sollecitato «le istituzioni pubbliche a occuparsi urgentemente e in maniera lungimirante del problema evitando di dilazionare gli interventi necessari».

Nelle stesse ore il sindaco Moratti partecipava a un convegno alla Casa delle carità diretta da don Virginio Colmegna. Lei ribadiva che il Comune «ha dato un´opportunità di accoglienza a mamme e bambini e loro l´hanno rifiutata», don Colmegna sottolineava: «È urgente cercare insieme nuove forme di convivenza per uscire da una cultura dello scontro e della paura».

fonte: Repubblica

Rom a Milano. Due sgomberi in tre giorni.

Prima dal campo abusivo di via Rubattino, poi - all'alba - dal sottopasso dove avevano passato la notte. Ecco come un centinaio di nomadi romeni - tra loro almeno quaranta bambini - sono arrivati, ieri mattina, ad occupare una chiesa, la parrocchia di Sant´Ignazio alla periferia nord-est di Milano. Seduti sui banchi, con le loro masserizie accumulate in fondo alla chiesa, hanno aspettato che si trovasse un posto per passare questa notte e le prossime non al freddo, per strada. Un gesto non puramente simbolico, perché solo dopo dodici ore di trattative e solo grazie alla disponibilità della Curia e delle altre associazioni cattoliche della città è stata trovata una soluzione temporanea per le donne e i bambini che, fino allo sgombero, frequentavano le scuole del quartiere e stavano iniziando un percorso di integrazione.

Una giornata di tensione e di febbrili tentativi di mediazione, dopo la decisione del Comune di usare il pugno di ferro con gli irregolari che vivono a Milano. In via Rubattino, giovedì, le forze dell´ordine hanno sgomberato un campo abusivo dove si sono raccolti, dopo l´estate, nomadi già cacciati da altri insediamenti. In un continuo pellegrinaggio erano arrivati in quell´area malsana. Il Comune, sin da subito, ha fatto sapere che c´era posto in comunità solo per le donne con figli sotto i sette anni. I bambini più grandi sarebbero stati divisi dalle mamme e portati in altri alloggi. Inutile il presidio in prefettura per chiedere il tendone della Protezione civile: il Comune ha posto il veto. Un braccio di ferro - con il corollario di uno scarico di responsabilità tra istituzioni - che ha portato i nomadi a rifugiarsi vicino a un ponte della stessa zona. È qui che ieri mattina sono andati i vigili, per sgomberarli di nuovo.

Accompagnati dai volontari delle associazioni, i nomadi sono arrivati nella chiesa del quartiere Feltre. Il parroco ha rifiutato l´intervento delle forze dell´ordine. «La Chiesa accoglie tutti», è la frase che più volte, nella lunga giornata, ripeteranno anche dalla Curia, farà arrivare anche il cardinale Tettamanzi. Il Comune a fine serata riesce a trovare posto solo per sette donne con figli al seguito nel dormitorio di viale Ortles. Tutte le altre - una settantina, compresi i bimbi - vengono portate nelle case di accoglienza di parrocchie e centri cattolici, dove potranno restare almeno per qualche giorno.

Gli uomini vengono ospitati per la notte in un salone della stessa parrocchia. I nomadi hanno assistito alla messa del pomeriggio che don Mario ha concluso con un messaggio dei parroci del decanato. Chiedendo di evitare strumentalizzazioni e invitando anche i rom a cercare di integrarsi, ha sollecitato «le istituzioni pubbliche a occuparsi urgentemente e in maniera lungimirante del problema evitando di dilazionare gli interventi necessari».

Nelle stesse ore il sindaco Moratti partecipava a un convegno alla Casa delle carità diretta da don Virginio Colmegna. Lei ribadiva che il Comune «ha dato un´opportunità di accoglienza a mamme e bambini e loro l´hanno rifiutata», don Colmegna sottolineava: «È urgente cercare insieme nuove forme di convivenza per uscire da una cultura dello scontro e della paura».

fonte: Repubblica

A LECCO, PICCHIA SENEGALESE A SCUOLA CON CACCIAVITE

Con l'accusa di lesioni e circostanze aggravanti ai sensi degli artt. 582 e 585 del Codice penale, e' comparso oggi davanti al Giudice monocratico del Tribunale di Lecco, Ambrogio Cerone, un giovane studente dell'istituto di formazione Clerici di Merate che deve rispondere di aver picchiato brutalmente un compagno di scuola senegalese spedendolo in ospedale.

fonte: L'espresso

lunedì 23 novembre 2009

Della sessualità di Maometto e di altri argomenti che forse sarebbe meglio trattare con cura

Ieri alla cena del Kem Kogi Mohamed Ba ha consegnato il suo decalogo ai bambini (e adulti) presenti. Una delle regole dice: "Non pretendere di parlare della cultura degli altri se non la conosci profondamente", o qualcosa del genere.
Ecco, un paio di settimane fa Daniela Garnero, già Santanchè, si dileggiava nel definire Maometto pedofilo per aver preso in moglie una bambina di nove anni. Per giorni ho atteso che qualcuno che ne sapesse chiarisse la questione con dovizia di citazioni. Finalmente è arrivato ilDerviscio che invito a leggere per intero mentre io gli rubo qualche passaggio:
1) Nella societá araba di millequattrocento anni fa, il conteggio degli anni era alquanto approssimativo, specialmente per quanto riguarda l'anagrafe. Gli anni venivano generalmente computati riferendosi ad avvenimenti importanti anziché al conteggio delle lune. Nella biografia del Profeta Mohammed (la pace sia su di Lui) sono ad esempio noti i fatti avvenuti nell'anno dell'elefante, nell'anno dell'Egira o quelli avvenuti nell'anno del lutto.

2) Il matrimonio precoce era alquanto diffuso e, se accettiamo le tradizioni secondo le quali Aisha (la pace sia con Lei) venne sposata all'etá di nove anni, le stesse tradizioni ci tramandano che il matrimonio venne consumato all'etá di quindici, secondo altre tradizioni diciannove, anni.
...
5) La signora Garnero/Santanché, paladino della difesa dei valori occidentali, avrebbe dovuto, prima di dare fiato alle sue strampalate teorie, studiare non solo il Corano, l'esegesi coranica e la Sīrah Rasūl Allāh, la biografia del Messaggero di Dio, ma anche un po' dei vangeli della tradizione cristiana. Quando Maria, madre di Gesú (la pace su entrambi) raggiunse l'etá di dodici anni, il sommo sacerdote cercò in un consesso di vedovi il suo futuro marito. La scelta cadde su Giuseppe il falegname che si schernì dicendo: "Ho già figli e sono vecchio, mentre essa è una fanciulla! Che io non abbia a diventare oggetto di scherno per i figli di Israele!" (Protovangelo di Giacomo, VIII e succ.)

Poi ilDerviscio spiega come l'età di nove anni di Aisha sia alquanto dibattuta e che insigni studiosi ritengono che avesse almeno 14 anni al momento del matrimonio. Ecco, queste spiegazioni non serviranno a convincere nessuno, anche perchè nessuno si pone il problema se il Profeta fosse pedofilo o meno, però sono fondamentali per capire che la realtà è complessa, non possiamo sempre pretendere di interpretarla con le categorie che conosciamo.

fonte: www.kuda.tk

"Denunciate al Comune i clandestini" Il manifesto della giunta leghista

L'invito alla denuncia del clandestino arriva alla fine di un manifesto che riporta un paio di articoli e relative pene del decreto Maroni sulla sicurezza: "Chiunque fosse a conoscenza della presenza sul territorio comunale di immigrati clandestini è pregato di comunicarlo con tempestività al sindaco, all'ufficio di polizia municipale o all'ufficio anagrafe del Comune per i necessari atti conseguenti. Grazie della collaborazione". Firmato: l'amministrazione comunale.

Da una settimana a San Martino dall'Argine, mille e ottocento abitanti a 25 chilometri da Mantova, nel comune con la più bassa percentuale di immigrati di tutta la provincia, sono comparsi i manifesti. In centro e in periferia, vicino alle scuole e lungo le strade che portano alle piccole fabbriche e alle aziende agricole. Dopo il caso bresciano di Coccaglio, dove la giunta leghista ha inaugurato i controlli agli immigrati con il permesso di soggiorno in scadenza intitolandolo al "Bianco Natale", ora un altro comune lombardo invita tutti i residenti a segnalare gli irregolari. "L'obiettivo è informare sulle nuove norme. Ora bisogna stare attenti a dare in affitto le case, magari non a norma, a clandestini", spiega il sindaco Alessandro Bozzoli, indipendente alla guida di un'amministrazione Lega-Pdl.

fonte: Repubblica

domenica 22 novembre 2009

Latina, strage dei braccianti fantasma indiani senza luci travolti sulle strade

Li chiamano invisibili, perchè sono clandestini senza documenti della cui esistenza pochi sanno e pochi vogliono sapere. Ma sono invisibili anche fisicamente, almeno di notte, quando percorrono senza luci - a piedi o in bicicletta - le strade dell'Agro Pontino, nelle cui serre lavorano. Così invisibili da morire investiti da un'auto o un camion, come è accaduto, venerdì 20 novembre ad uno di loro. Si chiamava Jaswinder Singh, aveva 40 anni ed era originario del Punjab.


L'ennesimo incidente con un ciclista travoltoFANTASMI SU DUE RUOTE - Jaswinder è uno dei «fantasmi» che vivono nella vasta pianura della bonifica a sud di Roma, in quella fertile pianura di Latina che è il grande orto del centro Italia: verdure, kiwi, fiori. Si calcola siano circa 7000 i braccianti indiani che lavorano - con o senza permesso di soggiorno - nella provincia di Latina.
Jaswinder Singh, citadino indiano, è morto sulla statale Pontina venerdì sera, investito tra Sabaudia e Terracina. La dinamica è sempre la stessa: tornava a casa in sella alla bicicletta, senza luci, senza alcun segnale luminoso, senza documenti indosso. E adesso c'è chi chiede controlli sulle strade.

I dati ufficiali della Polizia stradale parlano di tre morti nel 2009 e due feriti gravi tra la comunità di braccianti impiegata nelle campagne tra Latina, Sabaudia e Terracina. Ma questi numeri non rendono l’idea dell’effettiva emergenza e pericolosità del fenomeno degli incidenti causato da ciclisti che ogni sera tornano presso i loro giacigli senza uno straccio di fanale. Di incidenti ce ne sono ogni giorno, ma sfuggono alle statistiche (si stima possano essere tre volte più dei numeri ufficiali) così come la reale consistenza della comunità sikh che abita in provincia di Latina.

fonte: Corriere della Sera

Al via le ronde dei vicini di casa il Pirellone: segnalate i sospetti

Dopo il flop delle ronde del ministro Maroni, il Pirellone affida la sicurezza ai vicini di casa. Il progetto del "controllo di vicinato" dell’assessore regionale Stefano Maullu, del Pdl, prende spunto dal Neighbourhood Watch anglosassone, riveduto e corretto in chiave lombarda. Prevede che i sindaci affidino direttamente ai cittadini, ma più ancora alle associazioni di categoria e agli amministratori di condominio, il compito di fare da sentinella nei quartieri delle città. Annotare targhe di macchine sospette, affacciarsi se un cane abbaia o se nei pressi dell’appartamento del vicino si aggira qualche faccia poco rassicurante, o denunciare la presenza di un clandestino nel vicinato. Per poi segnalare il tutto alle forze dell’ordine. Con tanto di appositi cartelloni e adesivi per scoraggiare i malintenzionati.

Con slogan come "Questa è una zona sotto il controllo del vicinato" o "Attento, in questo quartiere c’è chi ti osserva ed è pronto a chiamare la polizia", all’ingresso delle principali vie e dei negozi dei quartieri a rischio. In cambio, le amministrazioni che aderiranno al progetto otterranno dal Pirellone un punteggio maggiore nell’assegnazione delle risorse sulla sicurezza. Che tra il 2003 e il 2008 sono state pari a ben 90 milioni di euro. A Milano il progetto partirà a gennaio. Prima nei quartieri Baggio, San Siro e Affori, per poi estendersi a Buenos Aires e Paolo Sarpi.

fonte: Repubblica

venerdì 20 novembre 2009

Crocefisso in bar e ristoranti (ma non se vendi kebab)

Casteldelci, 500 abitanti, piccolo comune incastrato nell’appennino riminese, proprio sotto il monte Fumaiolo, dove si trovano le sorgenti del Tevere. È da qui che parte la crociata contro Strasburgo, in difesa “dei fondamentali valori civili e culturali dello Stato Italiano”. Con un’ordinanza inedita (la n.4 del 16 novembre 2009) il sindaco leghista Mario Fortini ha introdotto l’obbligo dell’affissione del crocifisso in tutti i locali ed esercizi pubblici, pena una multa di 500 euro.

Dopo la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che vieta in sostanza la presenza nelle scuole del simbolo della cristianità, il sindaco Fortini ha deciso di “dare l’esempio” e fare da solo, in forza anche del ricorso del governo italiano contro la decisione della corte. Nell’ordinanza il sindaco “ordina di esporre immediatamente il Crocefisso in tutti gli edifici pubblici presenti nel territorio di questo Comune, quale espressione dei fondamentali valori “civili” e “culturali” dello Stato Italiano”.

Per “edifici pubblici” si intendono però, è lo stesso sindaco a spiegarlo, “anche i pubblici esercizi quali ristoranti e bar e tutti i titolari di una licenza statale”, non solo scuole ed edifici amministrativi. Praticamente qualsiasi luogo che non sia un’abitazione privata. Tra un paio di settimane i vigili urbani del paese cominceranno con i controlli. Chi non avrà ottemperato all’ordinanza e si vedrà somministrato un verbale da capogiro potrà contestarlo in diversi modi: in via informale andando al palazzo comunale per spiegare le sue ragioni “Se per esempio uno vende i kebab ed è di dichiarata fede musulmana – spiega il sindaco – non ci sono obiezioni”. In tutti gli altri casi o per chi non ha intenzione di dover spiegazioni per quanto riguarda il proprio credo religioso, non resta che ricorrere al Tar (il Tribunale amministrativo regionale) dell’Emilia Romagna oppure al Presidente della Repubblica.

fonte: Il Carattere via Piovono Rane

Brenda:Pm Roma, omicidio volontario

La procura di Roma procede per omicidio volontario nel quadro degli accertamenti sulla morte del transessuale Brenda. Nell'abitazione di via Due Ponti c'e' stato stamattina un sopralluogo: erano presenti il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo ed il sostituto Rodolfo Sabelli, titolari dell'inchiesta sul caso Marrazzo, il procuratore aggiunto Filippo Laviani, cui sono delegati i casi di omicidio, ed il sostituto Pierluigi Cipolla, magistrato di turno.

fonte: ANSA

Il personal computer di Brenda, la transessuale coinvolta nello scandalo Marrazzo trovata morta, sarebbe stato trovato nel lavandino dell'appartamento, bagnato come se fosse stato immerso in acqua. Secondo fonti investigative, il dettaglio farebbe supporre ad un gesto volontario per rendere il pc inutilizzabile. Il computer è stato prelevato dagli uomini della Squadra mobile della questura di Roma per analizzarne il contenuto.

fonte: TGCOM

Il corpo del transessuale Brenda, coinvolta nella vicenda di Piero Marrazzo, è stata trovata carbonizzata all'interno di un appartamento in via Due Ponti 180, a Roma stamani. Era in uno scantinato, al piano seminterrato, trasformato in una abitazione. Si indaga per omicidio volontario. Ben quattro magistrati hanno effettuato il sopralluogo presso l'abitazione dove è stato trovato il corpo del trans: si tratta del pm Pierluigi Cipolla (che era di turno esterno), del procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani (che ha la delega per gli omicidi) e dei due che indagano sul caso Marrazzo, il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e il pm Rodolfo Sabelli. Stando a quanto accertato, la casa di Brenda, posta in un seminterrato, era costituita da una stanza di 10 mq, una zona soppalcata di 8 mq (dove è stato trovato il cadavere) e un piccolo bagno.

"È inquietante", ha commentato Luca Petrucci, legale di Piero Marrazzo: "Bisogna indagare - dice Petrucci - per vedere se c'è qualcosa di più grosso di quel che sia già emerso". "Non posso pensare - spiega il penalista - che la settimana scorsa questa persona è stata aggredita e rapinata e da poche ore è morta bruciata. Vanno approfondite le cause, capire che cosa c'è dietro. Anche se non ho nessun elemento per aggiungere qualcosa in più se non quello che apprendo dai media, dico che forse le indagini stanno scoperchiando un sistema simile a quello della Uno Bianca dove si mettevano, tra l'altro, a tacere i testimoni. In questo senso - conclude l'avvocato Petrucci - ritengo giusto mettere sotto protezione Natalie (altro trans che frequentava Marrazzo, ndr)".

fonte: Affaritaliani

Le Lega, la stampa, il razzismo e la menzogna

Oggi la Lega nord patavina ha rilanciato la proposta di «applicare di una percentuale omogenea di alunni stranieri per classe» e di abolire i «bacini di residenza» per l'iscrizione dei bambini alle scuole dell'obbligo. L'iniziativa, di cui da conto il Mattino di Padova di oggi, fa esplicito riferimento ad una «polemica» di qualche giorno fa che riguardava due scuole della periferia padovana, l'elementare Giovanni XXIII e la media Pacinotti. La settimana scorsa sempre il Mattino riportava con evidenza il titolo: «50% di alunni stranieri, la rivolta dei genitori padovani». «Di quale rivolta si trattasse lo sa solo la giornalista - commentano, masticando amaro, gli insegnanti della scuola elementare Giovanni XXIII - visto che il giorno prima in consiglio di interclasse i rappresentanti dei genitori si erano espressi in modo positivo nei confronti della scuola e anzi avevano proposto delle iniziative utili a valorizzarne promuoverne le attività (castagnata, mercatino di Natale, risistemazione del giardino, ecc.)».

Evidentemente, lo desumiamo anche da verifiche fatte sul campo, una polemica tutta «mediatica», frutto della particolare visione che impera nella redazione del Mattino: l'immigrazione è un «problema», i figli degli immigrati un «peso», la convivenza, quando va bene, è «problematica». Una visione che impedisce di vedere delle cose [e ne fa vedere delle altre, magari senza verificarle]: la quotidiana accoglienza, il rispetto reciproco, la collettiva ricerca della convivenza. Una realtà che è evidente a chiunque abbia solo sbirciato tra le aule delle scuole, malgrado i terribili problemi che la scuola sta vivendo. Indagare questa realtà - ambivalente e complicata e non comprensibile per chi cerca facili slogan - fa del mestiere del giornalista una bella cosa, perfino utile. Così invece ci si riduce a tirare la volata alla Lega che costruisce campagna d'odio, la sua specialità, basandosi su titoli, diciamo così, azzardati. «Voi non fate altro che costruire muri tra le persone - scrivono le insegnanti della Giovanni XXIII, rivolgendosi alla redazione del Mattino -, etichettandole e dividendole, sperando in qualche avvenimento spaventoso per potervi immergere le vostre penne sordide. Vogliamo dire a voi chiaro e tondo basta, almeno noi che con durezza e tenerezza giorno per giorno lavoriamo per l’integrazione, ricevendo da questa esperienza un senso vero della vita e uno scopo alto di umanità». Ci sarebbe da meditare, tra uno strillo e l'altro.

fonte: Carte Estnord

Sgomberato un campo rom a Sesto san Giovanni (Mi)

Ieri a pochi chilometri di distanza si sono consumate due tragedie specuilari:
- via Rubattino, Milano. De Corato (che ha fatto assegnare l'Ambrogino d'oro ai poliziotti ATM antiimmigrati) ha deciso lo sgombero del campo rom. Senza alcun preavviso e senza ascoltare le richieste di genitori, insegnanti, associazioni, il Comune ha sgomberato il campo rom che sorgeva nell'ex area Enel di via Rubattino e che ospitava quasi trecento persone, tra cui 50 minori. Per tutta la giornata donne e bambini sono stati lasciati sotto la pioggia ad osservare le loro baracche distrutte dalle ruspe. Il Comune non ha pensato a nessuna soluzione alternativa per loro, nonostante il campo fosse abitato da persone che erano inserite in percorsi di integrazione sia scolastica che lavorativa, nonostante nei giorni scorsi ci fosse stata una manifestazione contro lo sgombero. L'amministrazione è di destra e PD e PRC lamentano i modi.
- via Luini, Sesto san Giovanni. Il capogruppo PDL in comune denuncia che è stato sgomberato un campo rom e accusa l'Amministrazione di centrosinistra di «nulla aver fatto per tutelare quei cinque o sei bimbi che vivono in condizioni inumane».

Morale. Che tu sia di destra o di sinistra, l'importante è dare l'impressione di fare il duro con i deboli se governi, o di essere il difensore degli oppressi se sei all'opposizione. Nella sostanza non si risolve il problema, si prova a buttarlo sulle spalle delle amministrazioni vicine.

fonte: www.kuda.tk

giovedì 19 novembre 2009

Roma: Trasferiti gli afghani di Capitan Bavastro

Il video e l'intervista di Peacereporter

C'era aria di mobilitazione, ieri, nelle fondamenta. Gli afgani di Capitan Bavastro, i giovani profughi che hanno vissuto per molti mesi accampati in tende e baracche, preparavano le valigie. A mezzogiorno sarebbero arrivati i bus della Croce Rossa Italiana (Cri) per il trasferimento al Centro accoglienza richiedenti asilo (Cara) di Castelnuovo di Porto, la grande base logistica che si trova sulla provinciale Tiberina. Ognuno con la valigia o un sacco nero dove raccogliere le loro cose. Coperte, qualche abito, cibo, sapone, pettine. Molti di loro hanno perso il conto di quante volte hanno riempito il borsone delle loro cose per andare altrove, chissà dove. Ai volontari di Medu, i Medici per i diritti umani chiedevano: "Dove ci portano? Quanto è lontano?". Le rassicurazioni ai vari Mohammed, Ibrahim, Wahid: stavano andando in un posto dove ci sarà un tetto, dei letti e dei bagni che possono essere definiti tali. Sorridevano, erano felici. Ma in cuor loro preoccupati: è vero, lasciano un posto che ha strappato loro dignità, riservatezza e igiene, ma vengono allontanati anche da Roma dove tantissimi sono riusciti a infilarsi nel tessuto sociale divenuto loro familiare. Si chiedono, ora, se potranno continuare ad andare alla scuola di italiano e quelli che hanno trovato un lavoro, se riusciranno a raggiungere ogni mattina le botteghe e i cantieri.

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Blitz all'alba, sgomberato il campo rom di via Rubattino

E' scattato all'alba di giovedì lo sgombero del campo rom nell'area ex Enel di via Rubattino a Milano. Una settantina di vigili urbani e un contingente composto da polizia e carabinieri in assetto antisommossa hanno buttato giù dal letto le famiglie e le hanno costrette a lasciare le baracche. Al momento dell’operazione erano presenti sull’area, oggi di proprietà della Rubattino Srl, circa un centinaio di nomadi, alcuni dei quali potrebbero trovare una sistemazione provvisoria alla Casa della Carità. Inutile la fiaccolata organizzata domenica sera da alcune associazioni del quartiere e dalle maestre dei bambini per scongiurare il blitz. Nel campo, anche in seguito agli arrivi dovuti agli sgomberi di altri campi irregolari, le presenze di nomadi erano passate negli ultimi mesi da una cinquantina a circa 200 (di cui circa 70 bambini), quasi tutti di origine romena.

Dure le prime reazioni: «Mentre l'assessore Moioli celebra l'anniversario della Carta dei diritti all'infanzia - affermano i consiglieri comunali David Gentili (Pd) e Patrizia Quartieri (Prc) - in via Rubattino l'esperienza di integrazione di 40 bambini nelle scuole del quartiere viene calpestata dalle ruspe. Uno sgombero che è una vergogna per Milano. Si fa propaganda politica sulla vita dei bambini». «Alle porte dell'inverno, dopo le mobilitazioni del quartiere e delle insegnanti delle scuole che ospitano i bambini, pensavo, ingenuo, che ciò non sarebbe accaduto - prosegue Gentili -. Non c'è limite all'utilizzo della vita delle persone per fare propaganda politica». Di «ennesima violazione di diritti fondamentali», parla l'associazione Naga. Nel settembre scorso anche Amnesty International si era schierata pubblicamente contro un eventuale sgombero con la forza pubblica del campo di via Rubattino e aveva sollecitato i propri sostenitori a sottoscrivere un appello al prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi in cui lo si invitava «a non eseguire lo sgombero forzato». Per Amnesty questo tipo di operazioni «eseguite senza protezione legale, sono proibite dal diritto internazionale in quanto costituiscono una grave violazione di una serie di diritti umani, in particolare, del diritto a un alloggio adeguato».

Sulle polemiche sollevate dallo sgombero, De Corato replica che «anche questa volta, particolare riguardo, è stato rivolto all’accoglienza dei minori: peccato che chi oggi strumentalmente alza la voce su questo aspetto non abbia mai detto una parola sulla vergogna della tratta dei minori rom seviziati, costretti a prostituirsi o a rubare». «Gli operatori dei Servizi Sociali - dichiara l’assessore Moioli - d’intesa con la Prefettura e le realtà del privato sociale, si stanno già occupando di mamme e bambini attraverso un progetto condiviso, elaborato negli scorsi giorni: a tutti è stata offerta la possibilità di essere ospitati presso strutture d’accoglienza, ma solo sei famiglie hanno accettato il ricovero il comunità».

fonte: Corriere della Sera

mercoledì 18 novembre 2009

La clausola «razziale» del decreto sul processo breve

Sulla proposta di processo breve si sono levate molte voci, più o meno contrarie. Oltre a tutte le considerazioni che sono state fatte sulla contraddittorietà di una legge che priverebbe migliaia di cittadini vittime di reato della possibilità di ottenere giustizia, c’è un altro aspetto che vogliamo evidenziare. Quello che tradisce la chiara ispirazione xenofoba della maggioranza parlamentare, che quella legge vorrebbe.Nel tentativo di scrivere una normativa presentabile, infatti, è stata espressamente esclusa la possibilità di prescrizione di tutti quei reati di grave allarme sociale, come quelli di mafia e di terrorismo. Ma nell’elenco dei reati esclusi, ecco comparire quello, appena approvato, di immigrazione clandestina, tanto caro alla Lega Nord.Qual è il messaggio che si vede in controluce? I cittadini devono temere i mafiosi, i terroristi e gli immigrati. L’equazione conseguente è chiara: l’immigrato irregolare come il grande criminale. La risposta a tutto ciò, viene dalla Corte Costituzionale, secondo cui la mancanza del permesso di soggiorno – ovvero la clandestinità - «non è univocamente sintomatica di una particolare pericolosità sociale» (sentenza n. 78/2007); e si critica l’affiorare di tendenze volte a «considerare le persone in condizioni di povertà come pericolose e colpevoli» (sentenza n. 519/1995). Pensiamo che la legge sul “processo breve” sia destinata a non vedere la luce: almeno nei termini finora prospettati. E confidiamo che, se invece dovesse accadere, non si aggiunga infamia a infamia, inserendo una clausola “razziale” discriminatoria. Sarebbe un ulteriore contributo a quella “produzione di intolleranza per via istituzionale” che è forse oggi il pericolo maggiore.

fonte: Unità

Un bianco Natale senza immigrati. Per le feste il comune caccia i clandestini

A Coccaglio la caccia ai clandestini si fa in nome del Natale. L'amministrazione di destra - sindaco e tre assessori leghisti, altri tre Pdl - ha inaugurato nel piccolo comune bresciano l'operazione "White Christmas", come il titolo della canzone di Bing Crosby, usato per ripulire la cittadina dagli extracomunitari.

Un nome scelto proprio perché l'operazione scade il 25 dicembre. E perché, spiega l'ideatore dell'operazione, l'assessore leghista alla Sicurezza Claudio Abiendi "per me il Natale non è la festa dell'accoglienza, ma della tradizione cristiana, della nostra identità". È così che fino al 25 dicembre, a Coccaglio, poco meno di settemila abitanti, mille e 500 stranieri, i vigili vanno casa per casa a suonare il campanello di circa 400 extracomunitari. Quelli che hanno il permesso di soggiorno scaduto da sei mesi e che devono aver avviato le pratiche per il rinnovo. "Se non dimostrano di averlo fatto - dice il sindaco Franco Claretti - la loro residenza viene revocata d'ufficio".

L'idea dell'operazione intitolata al Natale nasce dopo l'approvazione del decreto sicurezza che dà poteri più incisivi al sindaco, che poi chiede ai suoi funzionari di verificare i dati dell'Anagrafe sugli stranieri. Nel paese, in dieci anni, gli extracomunitari sono passati dai 177 del 1998 ai 1562 del 2008, diventando più di un quinto della popolazione. Con marocchini, albanesi e cittadini della ex Jugoslavia tra i più presenti. "Da noi non c'è criminalità - tiene a precisare Claretti - vogliamo soltanto iniziare a fare pulizia".

fonte: Repubblica

Aiuto alla famiglia di un immigrato: la Lega protesta col Comune

Una spesa di 500 euro, per aiutare la famiglia di un immigrato morto all’improvviso per far rientrare la salma nel paese d’origine. Una scelta che non è piaciuta, quella del Comune di Cortenuova, al gruppo consigliare della Lega Nord, che ha protestato con forza, distribuendo in paese un volantino, in ogni cassetta della posta. La vicenda risale all’estate scorsa, ma la Lega ha protestato, solo negli ultimi giorni, dopo aver fatto il punto della situazione sulle spese del Comune (apri e scarica il volantino leghista, riprodotto nella foto a fianco).
Ad agosto un cittadino nigeriano, che per anni aveva vissuto a Cortenuova, è morto all’improvviso, a causa di un infarto. Da pochi mesi si era trasferito da Cortenuova a Cortenuova sopra, frazione di Martinengo: uno spostamento di un paio di chilometri, ma da un Comune ad un altro.
“Quel nostro caro concittadino è scomparso all’improvviso – racconta il sindaco Gianmario Gatta - per anni aveva vissuto a Cortenuova, da artigiano aveva lavorato anche per il Comune, suo figlio era, e forse è ancora, nella squadra di calcio del paese. Quando il padre è scomparso la famiglia, quasi spontaneamente, è venuta a rivolgersi a noi, perché riconosceva ancora nel Comune di Cortenuova il suo Comune. Non abbiamo avuto problemi a erogare 500 euro per il rimpatrio della salma, riconoscendo il “ruolo avuto nella comunità di Cortenuova da quel cittadino, anche se non più residente”.
“Inoltre - prosegue il primo cittadino - essendo la situazione della famiglia molto difficile economicamente, con un mutuo da pagare che solo la persona scomparsa riusciva a coprire, ci è stato chiesto cortesemente se poteva concedere per una sera l’utilizzo di una sala comunale, dove la famiglia, i parenti e i conoscenti avrebbero avviato una sottoscrizione per garantire finanziariamente le spese funebri, e un po’ di tranquillità alla famiglia. L’abbiamo fatto, dando l’aula consiliare per un’oretta, d’estate. Tutto qua”.
Per la Lega una scelta “assurda”: “Dico che secondo me la scelta del Comune è fuori dal comune – commenta il consigliere comunale del Carroccio Giorgio Rizzi (nella foto) -. Voglio inoltre sottolineare che hanno protestato tutte le minoranze, la Lega, il Pdl e la lista civica Cortenuova da vivere. La persona morta non era più residente a Cortenuova, e forse doveva occuparsene il Comune di Martinengo (dove da giugno governa la Lega Nord, ndr). Poi, sinceramente, che si presti la sala consigliare per far partire una sottoscrizione di valenza solo privata davvero facciamo fatica a capirlo. Per questo motivo abbiamo distribuito un volantino in cui denunciamo il contributo di 500 euro e la trasformazione della sala comunale quasi in luogo di preghiera”.

fonte: Bergamonews via Marcello Saponaro

Diciassettenne si impicca in bagno nel carcere minorile a Firenze

Avrebbe compiuto 18 anni tra qualche giorno. Dietro le sbarre. Ma, schiacciato da una detenzione che non sopportava più, ha deciso di farla finita e si impiccato. La vittima è un giovane marocchino detenuto nell'istituto penale minorile Meucci di Firenze. Era arrivato lì da poco tempo. Le forze dell'ordine lo avevano sorpreso a Lucca mentre cercava di rubare. Tentato furto era l'accusa per cui era detenuto: il processo era stato fissato per il 23 novembre prossimo.

Una storia di solitudine e di disagio profondo quella del giovane venuto dal Magreb e finita in un penitenziario. "Era solo ed aveva bisogno di un altro tipo di assistenza", rivela Franco Corleone, garante dei diritti dei detenuti del Comune di Firenze. Forse gli addetti non hanno capito il suo disagio, così come i suoi compagni di cella non hanno intuito che qualcosa di tragico si stava consumando a un metro da loro. E tra chi si occupa di giustizia minorile ora c'è sconforto e dolore.

Sono le 18, è il momento della doccia. Tocca al giovane marocchino: poche parole con gli altri tre detenuti e l'ingresso nel bagno. Il ragazzo ha già deciso tutto: porta con sè un lenzuolo lo bagna, lo arrotola, lo lega stretto alle sbarre della finestra del bagno. Poi apre l'acqua della doccia, forse per coprire eventuali rumori: sale su una scarpiera, si lega il lenzuolo al collo, si lascia cadere e muore impiccato.
Il giudice non lo vedrà, mentre della sua vicenda si sta già interessando il sostituto procuratore della repubblica di Firenze Tommaso Coletta.

fonte: Repubblica

martedì 17 novembre 2009

Milano/ Sicurezza, è scontro Lega-Pdl sui campi rom

Un "piano a tendere" per portare il numero dei nomadi in citta' "sotto i mille da qui al 2011". E' stato oggetto dell'incontro da poco concluso a palazzo Marino fra il sindaco, Letizia Moratti, e i vertici della maggioranza. "Abbiamo presentato il piano d'azione e i risultati raggiunti finora", ha spiegato Moratti al termine della riunione. Presenti all'incontro il coordinatore del Pdl e ministro della Difesa, Ignazio La Russa, i responsabili cittadini del Pdl, Luigi Casero e Maurizio Lupi, il presidente della Provincia Guido Podesta', il capodelegazione della Lega in Regione, Davide Boni, il capogruppo in Comune, Matteo Salvini, il vicesindaco, Riccardo De Corato. Il sindaco ha spiegato che "ci sara' un alleggerimento sostanziale su tutti i campi" e "l'obiettivo, che sicuramente raggiungeremo, e' quello di arrivare a meno di mille persone, ampiamente al di sotto di mille".

Intanto "i risultati raggiunti mostrano dei numeri positivi. Per il numero di persone nei campi regolari c'e' una diminuzione da 2mila a 1.300, dal 2006 al novembre 2009. E poi c'e' un piano a tendere che li portera' sotto i mille da qui al 2011. Abbiamo illustrato tutti i dati relativi agli sgomberi, che ad oggi sono 164, con un alleggerimento complessivo anche delle presenze degli irregolari che sono diminuite in maniera molto significativa". Per Moratti "e' un piano di lavoro che richiede un grande impegno e una grande coesione con le altre istituzioni del territorio e con il governo, ed era quindi importante avere una riunione per poter illustrare il lavoro svolto finora e condividere le prospettive per il lavoro ancora da svolgere".

Il progetto finale e' quello di chiudere tutto, perche' avere campi stanziali, in cui per la gente abita per 30 anni, non e' nella nostra cultura e nella nostra strategia. Anche un campo come quello di Triboniano". Lo ha detto il capodelegazione della Lega in Regione, Davide Boni, al termine del vertice di maggioranza con il sindaco, Letizia Moratti, sul tema dei campi rom. "L'idea - ha detto Boni - e' quella di avere uno smantellamento totale dei campi rom. L'idea del campo rom e' un'idea che non ha senso. Si prosegue in questa direzione in completo accordo con l'amministrazione comunale".

Riguardo alla posizione espressa dal capodelegazione della Lega in Regione, Davide Boni, Moratti ha detto che l'"azzeramento dei campi rom" indicato dalla Lega "è un sogno. I numeri stanno dimostrando una sostanziale riduzione e anche gli sgomberi sono significativi in questo senso: noi venivamo da una situazione in cui precedentemente erano stati fatti tre sgomberi, noi ne abbiamo fatti 164 dal 2006 ad oggi". Riguardo alle risorse a disposizione, Moratti ha precisato che "i fondi del ministero sono di due tipi": un fondo chiesto dal tavolo per la sicurezza presieduto dal prefetto che "il ministero ha già approvato, 12 milioni per l'alleggerimento dei campi", e un secondo. "Abbiamo fatto un'altra richiesta, anche questa di circa 12 milioni, per la messa in sicurezza di quelle aree che rappresentano un potenziale rischio per l'insediamento dei rom. La richiesta è stata inoltrata al tavolo per la sicurezza ma non è stata ancora deliberata dal ministero".

fonte: Affaritaliani

Violenze sulle donne migranti fuori e dentro i Cie: un dossier di Noi non siamo complici!

E' finalmente possibile scaricare in pdf, dal blog noinonsiamocomplici, il dossier sulle violenze fuori e dentro i Cie contro le donne migranti . Scaricate, stampate, diffondete ...

via Marginalia

lunedì 16 novembre 2009

Cliente uccide prostituta a Bologna

Una prostituta rumena di 22 anni è stata uccisa a coltellate a Bologna durante la notte ed è già scattato l'arresto di un cliente italiano, che ha confessato l'omicidio. A raccogliere la donna in via delle Serre, alla periferia ovest della città, una ambulanza del 118. La donna aveva numerose coltellate all'addome e alla schiena ed è morta durante il trasporto all'ospedale Maggiore. Ad avvertire il 118, per mandare un'ambulanza sul posto, ma anche la polizia, è stato un amico della vittima, un bolognese di 60 anni che stava dormendo. Era stato chiamato al telefono dalla donna attorno alle 5. La prostituta gli aveva gridato «aiuto, aiuto, sto male». La ragazza al momento dell'aggressione era vestita ed aveva con sè i documenti, gli oggetti personali ed il portafoglio.

ARRESTATO IL CLIENTE OMICIDA - Non contento della prestazione sessuale ha chiesto i soldi indietro e al rifiuto della ragazza l'ha uccisa. È maturato così l'omicidio di una prostituta romena di 22 anni uccisa a coltellate nella notte tra sabato e domenica in zona Borgo Panigale, alla periferia di Bologna. È stato un cliente occasionale ad ammazzare la donna sposata e madre di un bambino di 2 anni che vive con il resto della famiglia in Romania. Verso le 4 di stamattina, incalzato dalle domande degli inquirenti, Francesco Stagnitto, 24enne incensurato di Mussomeli, in provincia di Caltanissetta, ha confessato. Ha ammesso di avere ucciso la donna al culmine di una lite. L'omicida verso la mezzanotte di sabato ha riaccompagnato la fidanzata nella sua abitazione di Loiano, sull'appennino bolognese.

fonte: Corriere della Sera

domenica 15 novembre 2009

La polizia rastrella anche a Sicignano

Sicignano degli alburni. Sono arrivati ieri mattina con alcuni blindati e un pullman a finere il lavoro iniziato mercoledì mattina a San Nicola Varco. Così le forze dell'ordine hanno "bussato" alla porta di Palazzo Belvedere e hanno sgomberato gli ospiti del sindaco Alfonso Amato. Portando via 27 irregolari per i controlli.
Il primo cittadino infatti si era reso disponibile ad ospitare, nonostante la contrarietá di una parte della popolazione locale scesa in piazza in trecento per chiedere la modifica dell'ordinanza, circa una sessantina di immigrati nord africani. Loro, gli extracomunitari, avrebbero dovuto lasciare il paese alla mezzanotte di sabato ma il conto alla rovescia è scaduto ieri, in serata gli ultimi marocchini immigrati sono andati via.
La loro permanenza a Sicignano non è stata vista di buon occhio neanche dal Prefetto Sabatino Marchione. Ieri, infatti, a mezzogiorno le forze dell'ordine si sono dirette in carovana nel piccolo borgo. Palazzo Belvedere, l'area interessata, è stata circondata dai militari: in quel momento gli immigrati si trovavano all'esterno della struttura in compagnia di alcuni volontari che nelle ultime ore gli hanno offerto abiti e un piatto caldo. Anche loro sono stati identificati.
«Volevamo riprendere quello che stava accadendo con i nostri cellulari per avere una prova dell'irruenza con la quale si sono rivolti ma siamo stati bloccati anche noi, ci hanno fatto allontanare dalla struttura e poi ci hanno identificato», ha denunciato uno di loro. La zona è stata completamente bloccata al traffico, neanche ai vigili urbani è stato permesso il passaggio. In pochi minuti è sembrato di assistere ad un piccolo assetto di guerra. I celerini hanno ordinato a tutti di rientrare nella struttura ma uno di loro ha tentato il tutto per tutto dandosi alla fuga.
Ha iniziato a correre, dietro di lui altri poliziotti, ha attraversato parte di un bosco alle spalle della struttura comunale, si è calato lungo una piccola scarpata di fango e si è nascosto sotto un ponte. La caccia all'uomo è durata poco. I carabinieri, anche loro presenti al blitz, lo hanno individuato e fermato. Subito dopo sono stati divisi in più stanze, come ci ha raccontato Azhzair, 24 anni, marocchino regolare. «A tutti è stato chiesto di spogliarsi per la perquisizione - racconta - Ci hanno strattonato, insomma un inferno».

fonte: La Città

venerdì 13 novembre 2009

Prescrizione, una legge razzista

Truffatori, evasori, ricettatori, corrotti avranno la certezza dell'impunità. Gli immigrati irregolari, invece, no.

Con il disegno di legge sulla prescrizione presentato dal governo, l'Italia fa un ulteriore passo indietro nel suo cammino verso l'inciviltà. Il provvedimento è composto da tre articoli. Il terzo è il più devastante: prevede che, trascorsi due anni a partire dal rinvio a giudizio, il processo si estingua se non si arriva all'emissione della condanna, per i reati inferiori ai dieci anni. Ghedini e soci bloccano così i tempi del processo a sei anni: due per il primo grado, due per il secondo, due per il terzo. Se in ognuna di questa tre fasi il giudice sfora il limite dei due anni senza emettere sentenza, il processo muore.

Il principio è giusto, e obbedisce alla richiesta di tempi ragionevoli per l'azione penale inoltrata dall'Unione Europea. Per il milione e mezzo di processi arretrati Bruxelles ci ha punito nel 2008 con 25 milioni di euro di multa. Ciò che è sbagliato la soluzione. In Italia il 70 percento dei reati ha pene inferiori ai dieci anni. I processi per reati contro la pubblica amministrazione, dalla corruzione alla concussione all'abuso, i reati societari e finanziari (non la bancarotta che ha una pena superiore ai 10 anni), ma anche l'usura e l'estorsione moriranno. Sono già morti quelli iniziati più di due anni fa. Significa che Berlusconi è salvo. E gli imputati per i processi Cirio, Parmalat, Eternit, Thyssen, anche. Il clandestino che commette un furto verrà invece condannato. Perchè il ddl esclude dalla prescrizione tutti i reati commessi da immigrati irregolari.

Perchè il furto di una mela da parte di un clandestino, essendo escluso dalla prescrizione, dovrebbe essere equiparato a reati di grave allarme sociale, come l'associazione a delinquere, o il terrorismo? Lo chiediamo all'avvocato Alessandra Ballerini, da sempre in prima fila per la difesa dei diritti degli immigrati. "Perchè in questo Paese la legge non è uguale per tutti. O meglio, perchè la legge per qualcuno è 'più uguale' e per qualcuno lo è meno. Questo provvedimento ha nella sostanza la stessa ispirazione del pacchetto sicurezza, che ha introdotto il reato di clandestinità. Si intende reprimere e penalizzare il clandestino solo perchè non ha permesso di soggiorno, in nome di una sicurezza tanto sbandierata ma per raggiungere la quale si adottano provvedimenti esclusivamente finalizzati a punire l'immigrato. Risolto il problema immigrazione, risolta l'equazione clandestino-criminale, pare che in Italia davvero non esistano altri problemi. Se passa questa legge uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione, riceverà una nuova spallata. O l'articolo si applica a tutti o a nessuno. E' normale che la richiesta di non includere i reati commessi dai clandestini nella legge sulla prescrizione provenga dalla Lega. Non so davvero come commentare tale legge. Il reato penale, ovvero la possibilità di essere giudicati dovrebbe costituire un deterrente. So che vengo punito perchè rubo una mela. Allora mi sforzo di non rubarla. Ma se vengo punito solo perchè esisto, e non ho avuto possibilità di ottenere il permesso di soggiorno, mica posso sforzarmi di non esistere più, o di non essere più straniero. Anche se mi impegno di più, anche se non commetto reati, rimango clandestino. E pertanto punibile. Tutto ciò è assurdo. Chi ha il permesso di soggiorno fa di tutto per non perderlo, e pertanto fa di tutto per non delinquere. Ma oggi gli immigrati vivono tempi difficili. Ancora più duro sarà per loro sopravvivere qui con gli accordi di integrazione, previsti dal pacchetto di sicurezza. Col permesso di soggiorno a punti l'immigrato perderà il diritto di stare nel nostro Paese ogni volta che avrà superato un certo numero di piccoli reati di natura amministrativa o tributaria. Se non paga la multa sull'autobus, o la tassa sulla spazzatura, per esempio. Che Paese, eh?".

fonte: Peacereporter

mercoledì 11 novembre 2009

Azzano Decimo (Pn), Bortolotti propone il ''Censimento Islamico''

"Lei è musulmano? Favorisca i documenti". Sarà questa la domanda che potrebbero sentirsi chiedere tutti i fedeli di religione islamica residenti nel comune di Azzano Decimo. Sì perchè il Sindaco del piccolo comune friulano in provincia di Pordenone, Enzo Bortolotti (fotoa sinistra), della Lega Nord, ha avanzato la proposta, tramite il suo partito, di effettuare il "censimento islamico", ossia un censimento su tutti i cittadini di Azzano Decimo di fede islamica. A parer suo sarebbe un modo per arginare il problema dell'immigrazione clandestina. La proposta del sindaco leghista è stata subito promossa all'ordine del giorno nella prossima assemblea consigliare comunale prevista per il giorno 12 novembre (il prossimo giovedì).

MOZIONE ANTI-ISLAM - La cosa da notare è che la mozione presentata dal carroccio non si riferisce agli immigrati clandestini in generale, agli extracomunitari, ma solo a quelli di religione islamica. Ed un provvedimento del genere non è una novità. Infatti il 17 settembre scorso, in seguito all'omicidio della giovane Sanaa Dafani (foto a destra), la 18enne islamica uccisa dal padre perchè innamorata di un italiano, venne prersentata un'interrogazione simile, nella quale si proponeva di effettuare "una mappatura per stabilire dove siano insediate le comunità musulmane e in particolare quelle legate alle correnti integraliste e fondamentaliste". La proposta però non ricevette neanche una risposta in quel caso.

Cosa differente invece nel comune presieduto da Bortolotti, dove la mozione è all'ordine del giorno. Ma ormai il cinquantunenne dentista rieletto sindaco con addirittura il 70% dei voti, ci ha abituato con le sua ordinanze "anti-islam". Come dimenticare le ordinanze anti-burqa, le ronde, l'obbligo all’extracomunitario con permesso di soggiorno di dimostrare di possedere un reddito di almeno 5.000 euro ogni qualvolta richiede un servizio sociale.
LA MULTA - Se la proposta non dovesse passare, beh di certo Bortolotti non si farà fermare da nessuno. Infatti ha già dichiarato che continuerà insieme al suo partito nella battaglia contro l'immigrazione clandestina. L'unica cosa che potrebbe fermarlo è una vecchia storia (di cui abbiamo già parlato in questo giornale) di una multa presa dai suoi vigili che Bortolotti ha contestato. Il sindaco ha già perso in tribunale ed ora è in attesa del giudizio definitivo: se si dovesse confermare l'accusa, Bortolotti decadrebbe dal suo incarico.

fonte: NotiziarioItaliano

lunedì 9 novembre 2009

Picchia la figlia perché ha una storia con un ragazzo romeno

FALERNA (CATANZARO) - Ha lasciato l'abitazione dei genitori ed è andata a vivere con il fidanzato romeno, la ragazza picchiata dal padre proprio a causa della sua relazione con il giovane.

DOMICILIARI - Anche questa circostanza ha fatto sì che l'uomo, F.M., di 49 anni, dopo l'arresto ottenesse i domiciliari. Con la presenza della figlia in casa questa misura sarebbe stata inattuabile. La relazione della ragazza, studentessa, con il ragazzo romeno, maggiorenne, andava avanti da mesi ed era sempre stata osteggiata dal padre, anche se, in passato, secondo quanto si è appreso, non si erano verificati episodi di violenza.

fonte: Il Corriere della Sera

Razzismo: ancora una baby gang a Ostia, otto denunciati

Erano conosciuti come la gang del 'Lido Nord', nelle loro case gli uomini del commissariato di Ostia hanno trovato un piccolo arsenale. Nei loro pc, ora al vaglio degli inquirenti, anche alcune foto con il gruppo che fa il saluto romano. Otto giovanissimi, tutti di eta' compresa tra i 14 e 17 anni, sono stati denunciati per l'aggressione a sfondo razziale, avvenuta il 17 ottobre scorso, nella zona del pontile di Ostia, ai danni di un bielorusso che fu picchiato selvaggiamente.

fonte: Unità

sabato 7 novembre 2009

Roma, ordinanza lavavetri. Scontro tra Vescovo e Alemanno

L'ordinanza del sindaco di Roma Gianni Alemanno sui lavavetri (multa di 100 euro per chi viene sorpreso ai semafori) continua a destare forti perplessità negli ambienti ecclesiastici. Dubbi che hanno spinto il cardinale vicario Agostino Vallini ad invitare il sindaco, ricevuto questa mattina nel Palazzo del Laterano, a trovare misure alternative alle multe. Il cardinale si è detto infatti «preoccupato per i segnali di intolleranze verso gli immigrati e per la recente ordinanza», sottolineando «il malessere da lui raccolto nella comunità ecclesiale, in tanti cittadini, come pure da parte di alcuni rappresentanti delle istituzioni». Secca la risposta di Alemanno a chi gli chiedeva se, dopo l'incontro con il cardinale Vallini, avesse intenzione di ritirare l'ordinanza sui lavavetri: "Assolutamente no".

LE PERPLESSITA' DEL CARDINAL VALLINI "La domanda di legittima sicurezza dei cittadini che la pubblica Amministrazione ha il dovere di tutelare non può non essere coniugata con il diritto naturale di ogni uomo alla sopravvivenza e alla ricerca di condizioni per una vita dignitosa". Il Cardinale Agostino Vallini, Vicario del Papa per la diocesi di Roma ha espresso con queste parole al sindaco Gianni Alemanno - ricevuto in mattinata nel Palazzo del Laterano - la sua preoccupazione suscitata dalla recente Ordinanza contro i lavavetri, facendosi portavoce anche del "malessere" da lui raccolto nella comunità ecclesiale, in tanti cittadini, come pure da parte di alcuni rappresentanti delle istituzioni. Il Cardinale Vallini, pur consapevole della complessità del problema, ha invitato il sindaco ad "individuare iniziative e strumenti alternativi e integrativi che mostrino il volto umano della città e siano di sprone ai cittadini a non guardare soltanto ai propri interessi ma al bene di tutti, promuovendo così la pace sociale ed una credibile testimonianza educativa alle nuove generazioni".

fonte: Affaritaliani

giovedì 5 novembre 2009

Facebook fra razzismo e influenza A

Fortuna che ai tempi del colera e del terremoto i computer non erano ancora entrati nelle abitudini quotidiane degli italiani. Ora che invece più di mezzo mondo è collegato tramite reti web, anche il proverbiale razzismo contro i “terroni” imperversa on line. “Vai e ammazzali tutti” è l’esplicito invito di Luca Gava, fondatore del gruppo “fan” dell’influenza A che in questi giorni sta facendo vittime particolarmente in Campania.

RAZZISMO E LUOGHI COMUNI – Il gruppo conta fino ad ora 30 iscritti. È infarcito di luoghi comuni sui napoletani, dal colera, al terremoto, alla scarsa igiene, alla “monnezza”. Certo, non siamo di fronte ad un caso raro. Da Facebook a YouTube, il web è strapieno di reciproci insulti fra “polentoni” e “terroni”, con particolare veemenza quando l’oggetto del contendere è una partita di calcio o un evento infausto, come il suddetto virus H1/N1. Indicare ogni gruppo che inneggia all’eliminazione fisica dei napoletani è impresa non da poco, ai limiti dell’impossibile. Dallo tsunami al terremoto fino al Vesuvio, di cui molti non esitano a definirsi fan sfegatati per la “provvidenziale” opera di distruzione che causerebbe in caso di eruttazione.

fonte: Campania su Web

Escalation di raid xenofobi sul lido di Ostia

Tre aggressioni in soli dieci giorni. Tutte a Ostia. La matrice sempre la stessa: il razzismo. Prima il giovane giornalista preso a calci e pugni perché ritenuto gay a causa dell'abbigliamento «stravagante». Poi il ragazzo di origini bielorusse, figlio adottivo di uan famiglia di medici italiani, assalito sul pontile di Ostia da un gruppo di adolescenti nel tentativo di difendere il fratello dalle provocazioni del «branco». Infine il bengalese di 29 anni accerchiato e picchiato sempre da una banda di ragazzini, domenica sera ad Acilia. Il giovane bengalese si trovava su una panchina nel parco di via Lilloni con altri tre connazionali, quando sono arrivati dei ragazzini che hanno iniziato a inveire con insulti razzisti. I tre sono riusciti a scappare mentre il bengalese è stato aggredito: naso rotto e 15 giorni di prognosi. I sospetti dei carabinieri si starebbero concentrando su cinque minorenni, la cui posizione è al vaglio degli inquirenti.

fonte: Il Tempo

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La Lega: screening sanitari sui clandestini

Dopo la mozione anti-ambulatori ecco quella dello screening sulla salute. La Lega Nord non abbassa la guardia in tema d'immigrazione clandestina. E avanza una nuova proposta in funzione preventiva: un controllo sanitario, obbligatorio e gratuito, sugli stranieri irregolari in modo da accertare l'eventuale presenza di tubercolosi o di altre malattie infettive.
La mozione. Ad aprire il nuovo fronte è il gruppo consiliare che incalza nuovamente la giunta Tondo e l'assessore competente Vladimir Kosic. «Chiederemo attraverso una mozione d'introdurre accertamenti sanitari in Friuli Venezia Giulia - precisa il capogruppo leghista Danilo Narduzzi -. L'Italia è l'unico Paese in Europa a non prevedere alcun controllo all'ingresso, si tratti d'immigrati regolari o irregolari. Parlamentari come Ferruccio Saro, invece di preoccuparsi tanto a parole, potrebbero dare risposte con i fatti, presentando una proposta di legge che preveda gli screening su tutto il territorio nazionale».
Screening nei Cie. Nell'attesa, si muove intanto il Carroccio Fvg. Che ha pure individuato il luogo dove attuare lo screening, «misura a tutela della salute dei cittadini e degli stessi immigrati irregolari».
«Potrebbero essere effettuato nei Cie (Centro identificazione ed espulsione), come quello di Gradisca d'Isonzo - dice Narduzzi -. Il Friuli Venezia Giulia, Regione autonoma anche dal punto di vista del sistema sanitario, potrebbe, prima in Italia, attrezzarsi in questo senso».

fonte: Il Piccolo

Omicidio Eva, investita da un taxi sabato notte a Roma, e il silenzio dei media

Livecity, per quanto sito di musica, cinema, arte e spettacolo, entra quando e’ necessario in tematiche di cronaca e sociali, quando viene colpito direttamente al cuore. Oggi abbiamo appreso dal forum di Roma di Couchsurfing.com, come una nostra conoscente, e di alcuni amica, sia morta in seguito all’incidente con un taxi in centro. La ragazza, originaria della Repubblica Ceca, andava sulla sua bicicletta, quando un taxi a folle velocita’ e distratto, incurante della ragazza in bici, la ha investita. Altezza via Cavour - Fori Imperiali (dove avrebbe per legge dovuto sorgere una pista ciclabile… ma ai politici i pedoni e le piste ciclabili non piacciono, preferiscono le macchine in quarta fila, che belle e che profumate!).

Probabilmente perche’ i taxisti a Roma sono come una casta mafiosa difesa e da difendere da “nonsisachi” (ma certo i segni fascisti visti in Piazza Campidoglio quando Gianni Alemanno vinse le elezioni romane contro Francesco Rutelli, ci dicono qualcosa), probabilmente perche’ in Italia rimane un certo razzismo - nazionalismo di fondo ove se muore un italiano si fa il funerale di stato, se muore una ragazza staniera - che lavora e regala il suo sorriso alla citta’ piu’ di una qualsiasi romana incazzata - fatto sta che non si e’ letto proprio niente si giornali e media online.

I ciclonauti di Roma stanno organizzando una fiaccolata in ricordo della ragazza, che con i suoi sogni e amore per l’Italia, se ne e’ andata nei cieli.
Non essendoci davvero nulla a riguardo, pubblichiamo semplicemente uno scampolo di notizia trovata online, e i commenti. Per quanto arrabbiati e a volte scoordinati che siano, valgono la pena di essere pubblicati in quanto segno vero e realista della societa’ in cui viviamo ed espressione della gente comune. E personalmente un doppio messaggio: Media, vergognatevi. Taxisti, fatevi una analisi di coscienza, e un bagno di cultura, prendetevi un diploma, qualcosa, per uscire dalla vostra bieca ignoranza fascista.

fonte: Livecity

mercoledì 4 novembre 2009

Picchiano a sangue un bengalese identificati e indagati 5 minorenni

«Bastardi, andate via da qui». Stavano chiacchierando seduti sulla panchina di un parco in via Lilloni, a San Giorgio di Acilia, quando ad un tratto, domenica verso le 19, quattro cittadini del Bangladesh sono stati accerchiati e picchiati da un gruppo di una decina di persone, tutti ragazzi attorno ai diciott'anni, che inizialmente li avevano avvicinati per apostrofarli con frasi razziste del tenore di «Siete tutti negri».

Tre dei bengalesi sono riusciti a scappare, mentre un quarto, di 29 anni, è stato malmenato con calci e pugni. Medicato più tardi al pronto soccorso del Grassi di Ostia, è stato dimesso con una prognosi di 15 giorni per una frattura al setto nasale.

PESTAGGIO PREMEDITATO - Secondo il racconto che l’extracomunitario ha fatto ai carabinieri, si è trattato di un’azione premeditata, un vero e proprio agguato. Uno degli aggressori si sarebbe avvicinato, spalleggiato da un gruppetto di tre o quattro persone, con un pretesto, quello di chiedere una sigaretta. Nello stesso momento, da dietro, sono spuntati altri cinque o sei ragazzi. Tutti si sono avvicinanti minacciosamente al quartetto di asiatici.
I tre di questi che sono riusciti a scappare hanno avvertito una gazzella del 112. Ma quando i militari sono arrivati sul posto dell’aggressione non c’era più nessuno, salvo il quarto bengalese subito soccorso e portato in ospedale. Gli investigatori hanno identificato una trentina di persone fermate nei pressi del parco. La posizione di 5 di queste, tutti minorenni, è «al vaglio». In giornata le loro foto verranno mostrate ai quattro aggrediti per un eventuale riconoscimento.

fonte: L'altra notizia

martedì 3 novembre 2009

Ha violentato un'albanese e un'ucraina, arrestato un radiologo romano

E' finito in manette questa mattina un uomo di 50 anni, con l'accusa di sequestro di persona, violenza sessuale e lesioni personali. Il violentatore seriale ha 50 anni, lavora come tecnico radiologo a Roma, sua città d'origine, ma vive a Viterbo. Il suo arresto è stato possibile grazie alla testimonianza resa dalla sua ultima vittima, una donna albanese di 30 anni a cui l'uomo aveva eseguito una mammografia evitandole lunghe attese.


L'uomo ha successivamente invitato la donna al bar e l'ha narcotizzata sciogliendo della benzodiazepina nel caffè. La donna stordita si è risvegliata il giorno successivo seminuda in un letto di un'abitazione del tecnico ed ha subito denunciato il fatto ai Carabinieri dell'Alessandrino di Roma. Analoga tecnica è stata adottata ai danni di un'altra donna ucraina di 40 anni conosciuta in una chat. Tuttavia gli inquirenti, visto le modalità adottate con premeditazione dall'aggressore, ipotizzano che altre donne siano cadute nella rete del radiologo e che probabilmente per vergogna o paura non hanno avuto il coraggio di denunciare l'episodio.

fonte: Dazebao

Adel, “mi negano il ritorno in patria perché non ci sono i soldi”

Adel è un ragazzo tunisino di 30 anni. Cinque anni fa, si è allontanato dalla sua famiglia per raggiungere l’Italia. Dopo tanti sacrifici è riuscito a mettere da parte 8 mila euro per il viaggio sperando che un giorno sarebbe tornato più sereno e soddisfatto nel suo Paese.

Con lo sguardo verso l’Europa, insieme ad altre 80 persone è partito dalle coste tunisine. Affrontare il mar mediterraneo e raggiungere le coste della roccaforte europea è l’unica soluzione possibile per ragazzi e ragazze che non hanno altra scelta. Preferiscono rischiare la morte per raggiungere un paese, visto nei loro sogni, democratico. Un paese dove è nato il diritto dell’uomo che evidentemente non è sancito per tutti. Adel durante il viaggio ha visto la gente morire e sprofondare negli abissi del mar Mediterraneo. Quell’inferno è durato tre lunghissimi giorni. Sbarcato a Pantelleria, provato dal viaggio, è stato curato e assistito dagli operatori umanitari che operano nell’isola.

Ha imparato subito la lingua italiana. Si è svegliato dallo stordimento del sogno europeo ed ha iniziato a capire la realtà. Ha intuito subito che era uno dei tanti mostri da sbattere in prima pagina nonostante non fosse un criminale. Trova lavoro a Milano, si impegna a fare carpentiere. Lavora con dovizia e serietà nonostante non avesse nessuna protezione. Si può scordare le prestazioni di assistenza sociale come i trattamenti di invalidità, infortunio sul lavoro e assegni sociali. Non ha un lavoro regolare e non può avere il permesso di soggiorno. Però lavora, fatica e produce per le imprese Italiane. E’ uno strumento di mercato e serve per porre rimedio alle carenze del Paese, fino a quando serve.

Adel non fa altro che faticare durante tutto il giorno. Nel 2007, arriva la prima randellata: un mandato di espulsione. Ma non intende assolutamente lasciare il paese e soprattutto il suo lavoro. Seppur in nero, era un mestiere che gli permetteva di vivere e soddisfare i suoi bisogni. Poi, sperava sempre in una regolarizzazione. I suoi sogni sono stati spezzati un mese fa. Quando Adel è stato fermato dalle Forze dell’ordine e portato immediatamente in caserma per una verifica delle sue generalità. Non ha il permesso di soggiorno e questo può bastare per essere rinchiuso all’interno del centro di identificazione ed espulsione, o meglio, dentro il centro di detenzione di Corso Brunelleschi a Torino.

Ora è deluso e ingannato Adel. Soffre e non capisce come mai sia in carcere. “Questa è una vera e propria prigione. E non capisco perché sono qui dentro. Ho capito che sono clandestino ma perché tutta questa brutalità verso chi viene, da un paese non occidentale, a lavorare?” mi dice Adel contattato telefonicamente.

E’ un mese che vive in detenzione a Torino e non può far altro che raccontare come un fiume in piena la sua quotidianità. “Qui ci sono anche due bambini di 16 anni. Sono piccolissimi, ma perché fa così l’Italia?” mi dice sconsolato. All’interno del centro manca l’acqua calda ed il riscaldamento è spento nonostante la notte muoiono dal freddo, “nessuno ci aiuta. Non puoi chiedere nulla, le medicine non ci sono ed ora molti hanno l’influenza. Sono malati e non c’è un dottore. Ci sbattono qui dentro, non ci visita nessuno.” Racconta che le medicine vengono usate soltanto in un altro modo: “ci mettono qualcosa all’interno del cibo perchè dopo mangiato mi sento sempre fragile”.

Una ventina di giorni fa Adel ha provato un evasione senza successo: “Cerca di capirmi io qui mi spengo piano piano, come posso sopportare queste ingiustizie? E poi anche se ho provato l’evasione perché tutta quella cattiveria contro di me?”. Le tentate evasioni all’interno dei Cie si pagano a caro prezzo: “Sono stato picchiato e portato 4 giorni in galera. Poi, il giudice ha visto le mie pessime condizioni, ha ascoltato il mio racconto e mi ha rilasciato”. Dopo aver “assaggiato” la prigione per la prima volta, è stato portato di nuovo all’interno del Cie di Corso Brunelleschi. “Mi hanno messo in isolamento. Mi hanno picchiato. Succede a tutti così. Non puoi neanche chiedere qualcosa perché se lo fai, ti portano in isolamento, ti ammazzano di botte e poi ti riportano con gli altri.”

Adel mi racconta che ha avuto il coraggio di denunciare le violenze subite. “Io li ho denunciati, il 20 novembre dovrebbe iniziare il processo contro di loro. Sono 10 giorni che non posso camminare, sono tutto gonfio dalle botte.”

“Qui non è Italia, è Guantanamo, forse anche peggio”. E forse per questo motivo Adel ha chiesto di tornare a casa. Sono quasi 5 anni che vive in Italia ed ora non riesce più ad amare questo paese, vuole tornare in Tunisia, “mi manca mia mamma”. Martedì Adel è stato all’ufficio immigrazione ed ha dichiarato la voglia di tornare. L’ufficio immigrazione non ha accettato la richiesta, gli ha negato il ritorno in patria: “Mi hanno detto che non hanno i soldi per comprarmi il biglietto e per questo motivo non posso tornare a casa. Non so se è una bugia ma io ho due bambini a casa e non ho voglia di scherzare. Neanche in America trattano così gli immigrati. Quì i diritti dell’uomo valgono solo a parole. E’ un casino fratello mio”.

fonte: Periodico Itliano

Giustizia per Mbarka Sami Ben Garci

L’uomo, detenuto nel carcere di Pavia, era morto a causa di uno sciopero della fame.

Ieri il suo legale ha presentato un esposto alla Procura di Pavia nel quale accusa la direzione del carcere, il direttore sanitario della struttura e una psichiatra di essere responsabili della morte dell’immigrato.

Mbarka Sami Ben Garci aveva deciso di protestare dopo che gli era stata inflitta una nuova condanna per violenza sessuale, accusa che aveva sempre respinto considerandola “infamante”.

La Procura, subito dopo l’accaduto, aveva aperto un fascicolo a carico di ignoti con l’ipotesi di omicidio colposo, disponendo l’autopsia che, stando ai primi esiti, avrebbe individuato in una crisi metabolica la causa della morte.

Ora in Procura è arrivato anche l’esposto presentato dall’avvocato Aldo Egidi, al quale sono allegate alcune lettere che il legale inviò alla direzione del carcere per richiedere il trattamento sanitario obbligatorio (tso) per il detenuto, che non intendeva interrompere lo sciopero della fame.

fonte: Inviatospeciale

Montecatini, muore dopo l'arresto Gli era stato dato un sedativo

E' stata aperta un'inchiesta sulla morte di un giovane romeno di 24 anni, morto subito dopo essere stato arrestato dai carabinieri di Montecatini e sedato da un medico del 118, perchè "fuori si sè". Il fatto è riportato oggi dal quotidiano locale Il Tirreno.

Il ragazzo era stato fermato lunedì sera verso le 21:30 con l'accusa di aver aggredito e rapinato l'ex fidanzata. Vedendo gli uomini delle forze dell'ordine, il giovane, vistosamente ubriaco, era andato su tutte le furie. Una volta giunto in caserma, ha continuato ad opporre resistenza con urla e atti di autolesionismo, colpendo più volte il pavimento e le pareti con la testa e altre parti del corpo. I militari, dopo aver cercato di farlo calmare, hanno richiesto l'intervento di un medico del 118, che gli ha somministrato un sedativo. Da allora, però, il ragazzo non si è più svegliato.

Il detenuto continuava a rimanere immobile in uno stato di sonno profondo. Verso la mezzanotte, i carabinieri hanno iniziato a sospettare che qualcosa non fosse andato per il verso giusto. Il romeno, infatti, non dava cenni di vita, neanche dopo i tentativi del personale medico di rianimarlo. A quel punto è partita una seconda telefonata al 118, che ha mandato immediatamente un'ambulanza sul posto. Poi la corsa disperata all'ospedale di Pistoia, dove il giovane è arrivato già morto.

Il caso è ora nelle mani della magistratura, che ha aperto un'inchiesta per far luce sulle cause del decesso. Dall'autopsia, fissata per mercoledì mattina, dovrebbero emergere particolari rilevanti sullo stato di salute del giovane e sul tipo di calmante che gli è stato somministrato.

fonte: Indymedia

lunedì 2 novembre 2009

Cittadini senza diritti. Rapporto Naga 2009. Ingombranti inesistenze

I dati socio-sanitari raccolti quotidianamente dal Naga rappresentano una delle più grandi banche dati esistenti sull'immigrazione irregolare in Italia. Il rapporto, alla sua seconda edizione, analizza i dati raccolti tra il 2000 ed il 2008. Oltre 47.500 utenti per i quali sono state indagate provenienza, genere, età, stato civile e figli, permanenza, istruzione, occupazione, abitazione, e un focus dedicato al lavoro nel Paese di origine e in Italia.

"L'analisi dei dati raccolti dal Naga tra il 2000 e il 2008 permette di sfatare alcuni 'miti' dell'immaginario comune riguardo all'immigrazione irregolare e di mettere in luce alcune tendenze nell'evoluzione della popolazione straniera senza documenti che sarebbe arduo individuare attraverso altre fonti", affermano i ricercatori Carlo Devillanova (Università Bocconi), Francesco Fasani (University College London) e Tommaso Frattini (Università degli Studi di Milano) che hanno curato la ricerca in collaborazione con il Naga. "Complessivamente l'utenza Naga è giovane, istruita e occupata, ma relegata in occupazioni spesso saltuarie e sempre poco qualificate, e soffre di un notevole disagio abitativo" proseguono ricercatori. "Il livello di istruzione e il tasso di occupazione dei cittadini stranieri irregolari è comparabile - e in alcuni casi superiore - a quello degli italiani. Al contrario, le loro condizioni socio-abitative sono assolutamente critiche e lontanissime dagli standard italiani. Negli anni, inoltre, si è evidenziato un notevole allungamento dell'anzianità migratoria dell'utenza Naga, segno della difficoltà nel trovare canali di uscita dalla clandestinità" concludono i ricercatori.

In particolare i seguenti dati risultano particolarmente interessanti:
Il tempo medio di permanenza in Italia è notevolmente aumentato negli ultimi anni: nel 2003 il 53% dei cittadini stranieri incontrati dal Naga era in Italia da meno di un anno, mentre nel 2008, lo erano solo il 25% e il 30% era presente in Italia da quattro o più anni.

Guarda tutto il rapporto su Naga.it

69 clandestini afghani e iracheni stipati in un tir turco

Sessantanove clandestini di varie etnie, tra cui afghani, iracheni, iraniani, indiani e birmani, sono stati scoperti dalla polizia di frontiera del porto di Bari nascosti all'interno di un camion con targa turca. Gli immigrati sono stati scoperti durante un servizio di controllo scattato dopo alcune segnalazioni anonime riguardanti il possibile arrivo in massa di clandestini. Nel corso dei controlli a scansione radiogena, uno dei camion in attesa delle verifiche è stato abbandonato dal suo autista in una zona buia retrostante il muro paraonde del molo Foraneo. Approfittando dell'oscurità, l'autista si è dileguato. Contestualmente, gli operatori hanno notato che dal camion sono scesi diversi individui, immediatamente bloccati mentre tentavano di fuggire. I clandestini sono stati affidati tutti al comandante della motonave, per la riammissione nello Stato di provenienza; il camion e la documentazione sono stati sequestrati.

Centinaia di clandestini approdano ogni me se al porto di Bari e da qui sperano di trovare un ponte sicuro verso al tre mete. Gruppi di immigrati, per la maggior parte uomini, rischia no la vita, nascondendosi sotto i tir o tra le merci che trasportano i camion in partenza da Bari pur di inseguire il sogno di una vita mi gliore. Ma scelgono mezzi diversi dal passato. Da quando cioè si am massavano a bordo dei gommoni provenienti dall’Albania - è ancora viva l’immagine dell’invasione nel ’91 - e sbarcavano sulla costa bare se. Sono cambiate le modalità de gli ingressi, ma la storia rimane la stessa. Gli arrivi non si arrestano. Basti pensare che da fine giugno a settembre sono stati re spinti dal porto di Bari quasi 500 clandestini. Questo è il numero di quelli identificati. Molti immigrati provenienti da Afgha nistan, Sudan e Iran, vengono respinti dalla Puglia verso la Gre cia e di qui rimandati in patria.

Molti di loro per nascondersi perdono anche la vita. L’ultimo episodio di cronaca, il 20 agosto scorso, ha visto morire a Fasano un giovane immigrato salito a bordo di un camion all'insaputa del conducente. Il giovane che si era arrampicato sotto il mezzo è caduto sull’asfalto perdendo la vita, mentre il camionista probabilmente all’oscuro dell’accaduto ha proseguito la corsa. L’incidente mortale ha consentito poi alle forze dell’ordine di scovare altri 17 clandestini stipati in un altro tir che viaggiava sulla statale 16 in direzione Fasano.

fonte: Corriere del Mezzogiorno

"Un detenuto non si picchia in sezione" Audio shock dal carcere di Teramo

"Abbiamo rischiato una rivolta perché il negro ha visto tutto. Un detenuto non si massacra in sezione, si massacra sotto...". Parole dal carcere di Castrogno a Teramo, parole registrate all'interno di uno degli uffici degli agenti di polizia penitenziaria. Frasi spaventose impresse in un nastro. Ora questo audio è nelle mani della Procura della Repubblica di Teramo che ha aperto un'inchiesta sulla vicenda. Sono parole che raccontano di un "pestaggio" ai danni di un detenuto, quasi come fosse la "prassi", un episodio che rientra nella "normalità" della gestione del penitenziario. Un concitato dialogo tra un superiore e un agente che svelerebbe un gravissimo retroscena all'interno di un carcere già alle prese con carenze di organico e difficoltà strutturali.

ASCOLTA L'AUDIO

Il nastro è stato recapitato al giornale locale La Città di Teramo, ed è scoppiata la bufera. Il plico era accompagnato da una lettera anonima.

fonte: Repubblica

"Aderisci e salva la stirpe bianca"

Lanciano "un appello" a chiunque, in Italia, voglia difendere "la stirpe bianca", perché "l'uomo bianco non è mai libero di esercitare il proprio potere nelle proprie terre e nazioni". L'ombra del Ku Klux Klan (KKK), che, in America, riunisce xenofobi e razzisti nascosti dietro al tradizionale cappuccio bianco o colorato, si allunga anche sul nostro Paese, dove è stato fondato un "reame d'Italia". Ad animarlo, è il movimento degli "United northern and southern knights of the KKK" (l'acronimo è Unsk), la più importante ramificazione americana del Ku Klux Klan, con il suo quartier generale a Fraser, nel Michigan. Una "pagliacciata pericolosa", la definisce il ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna, sopratutto se il messaggio razzista viene diffuso su Internet e può divenire accessibile ai più giovani.

Già nel 2007, il KKK mosse i suoi primi passi in Europa, con il primo "reame ufficiale". Dopo una serie di liti interne al movimento, questo venne sciolto. Fu allora che gli iscritti, prevalentemente italiani e tedeschi, si rivolsero agli United northern and southern knights (costituiti nel 2005 su impulso di un iscritto al KKK), per chiedere di essere ammessi al loro direttivo. "Dopo una breve trattativa - viene spiegato su un forum neonazista italiano, che li celebra - si decise di creare un Klan europeo parallelo e fraterno a quello americano. Questo venne convalidato e ufficialmente riconosciuto nel resto del mondo nell'agosto del 2008". A oggi, oltre alle sedi in 29 stati americani, al reame italiano, ne esiste uno tedesco, uno in Belgio e nel Regno Unito. Anche se, avvisano, "contiamo di espanderci ulteriormente nei prossimi mesi". Il coordinamento europeo è affidato a quello che viene definito "Reich" tedesco. Ogni singolo reame è autonomo, ma risponde al coordinamento europeo, che a sua volta riferisce alla casa-madre nel Michigan. Quest'anno hanno già avuto luogo due "vertici", tra i direttivi europei e quelli americani.

Nella sezione italiana del loro sito, si annuncia "l'apertura delle iscrizioni" e si lancia un appello ad aderire al movimento: "Se siete uomini o donne patrioti bianchi e ritenete di volervi impegnare per la vostra stirpe e per le generazioni future, se ne avete abbastanza di vedere la nostra discendenza, i nostri diritti e il nostro futuro calpestati e gettati via, se volete mettere fine a questo scempio, saremo felici di avervi con noi e di ascoltarvi. Aderisci alla lotta e salva i tuoi diritti quale cittadino bianco e cristiano. Riprendiamoci quello che ci è stato tolto e diamo ai nostri figli il futuro che meritano".

fonte: Repubblica

domenica 1 novembre 2009

Vittima di paure e pregiudizi «Un locale mi ha cacciato appena visto il mio colore»

Al telefono non puoi accorgerti della «differenza». Abdoulaye Guitteye è arrivato a Torino dal Mali nel 2001 e dopo nove anni di permanenza qui, parla un italiano perfetto, una vaga inflessione romana, forse assorbita dalla tivù.

Già, la differenza. Abdoulaye è uno dei ragazzi stranieri che l’ha raccontata in un video di Maurizio Dematteis che fa parte del progetto «Giovani, cittadinanza e lavoro. Un confronto interculturale», curato dall’Istituto Euromediterraneo Paralleli. Questo ragazzo di 21 anni, padre operaio, madre che assiste gli anziani malati negli ospedali, sorella che studia Economia, nel filmato testimonia difficoltà che non hanno a che fare con la crisi, ma con il colore della sua pelle: un racconto che abbiamo approfondito, che mette a disagio e che rappresenta la condizione di tanti africani.

«Nei mesi scorsi un mio amico italo-brasiliano che lavorava in un ristorante-pizzeria di corso Casale aveva convinto il suo titolare ad assumermi», spiega Abdoulaye. «Ho detto sì, ho dato il curriculum al mio amico: funzionava e così mi sono presentato. Ma il proprietario, come mi ha visto, ha cominciato a dire “Mi spiace, non abbiamo più bisogno”. E così via. Mi faceva capire che c’era qualcosa che non andava. Poi è passata una donna. Lei è stata più chiara: “No, gente di colore qui non ne vogliamo. Magari cinesi o marocchini, sì, ma negri no”. Così ha detto. Il mio amico, che adesso non è più lì, è mulatto. Forse, visto che il mio nome è arabo, avevano pensato che fossi marocchino: una gradazione di colore ancora accettabile...».

«L’estate scorsa avevo trovato un’occasione di lavoro in un albergo di Rimini: animatore per i bambini. Sono partito, mi sono pagato il viaggio, ho fatto tre giorni di prova. Alla fine del terzo il proprietario dell’albergo mi dice: “Io ti terrei, ho visto che i bambini sono contenti. Le loro mamme, però, non lo sono”. Io ho capito, in fondo lui doveva accontentare i clienti. Però... Quando mi ha proposto di rimanere gratis, alloggiato, certo, fino all’arrivo del nuovo animatore, mi sono sentito offeso e sono tornato a Torino».

«Continuo ad essere disoccupato. Così, per aiutarmi, i miei amici che vendono borse e vestiti al mercato il sabato mi chiamano a dare una mano. Lì è normale una battuta, qualche parolaccia. Ma quando senti certe signore che dicono all’amica “Vieni via che quello è un negro”, ti verrebbe da rispondere. Non lo fai perché se scoppia una vera lite e qualcuno chiama la polizia... i poliziotti non andrebbero dalla signora che mi ha insultato, verrebbero da me».

fonte: La Stampa